In un paesino dell'Italia centrale
In un paesino dell'Italia centrale
Tra i due conventi, c'è un bellissimo pezzo di terra che viene coltivato ad orto dai componenti dei due ordini monastici.
Purtroppo da sempre quest'orto è al centro di una pluricentenaria disputa, tanto i Domenicani, quanto i Francescani, ne rivendicano la proprietà.
Da un pò di tempo si sono anche accentuati alcuni chiari segni di insofferenza che non possono rimandare oltre una definitiva assegnazione di quel conteso tratto di terra.
Il Papa, che è venuto a conoscenza del problema, ordina al Vescovo di quella zona di organizzare al più presto una disputa a carattere teologico da tenersi nella Cattedrale del paese, ogni ordine monastico dovrà designare un suo rappresentante per questo scontro teologico.
La notizia viene data ai priori dei due conventi affinché designino un proprio rappresentante.
Al convento dei frati Domenicani la notizia viene accolta con grande entusiasmo e viene nominato immediatamente fra Arcangelo Gabriele, personaggio molto colto con tre lauree conseguite con il massimo dei voti, e docente di teologia.
Nel convento dei frati Francescani il problema è leggermente più difficile. Nessuno dei componenti è in grado di competere con il colto frate Domenicano. Durante la riunione, dalla quale dovrebbe uscire il rappresentante francescano, le cose stanno andando per le lunghe e il priore conclude:
"Per noi è impossibile riuscire a nominare un nostro rappresentante, per cui rinunciamo, anche se malvolentieri, alla nostra fetta di orticello."
Non ha finito di pronunciare la frase che compare fra Pasqualino, 'uomo di fatica del convento, il quale interviene energicamente e con grande accanimento:
"Ci vado io a far vedere a quei cosi chi siamo, io a loro ci faccio un culo che..."
"Calma, calma"- interviene il Priore -"non credo sia il caso di scaldarsi tanto, ormai il nostro destino è segnato e non possiamo fare nient'altro che soccombere...tu, fra Pasqualino, non sai né leggere né scrivere, dove vogliamo andare, continua con i tuoi lavori!"
Un frate più giovane interviene per rilanciare l'idea di fra Pasqualino:
Rispetto la sua idea, signor Priore, ma fra Pasqualino ha ragione: in fondo,se va lui, noi facciamo capire ai nostri confratelli Domenicani che il tutto lo mettiamo sullo scherzo e che siamo superiori a queste cose."
Questo ragionamento piace al Priore che decide di mandare fra Pasqualino a rappresentare il convento dei francescani nella disputa.
Il giorno prefissato, nella Cattedrale del paese sono schierati, alla presenza del Vescovo, Domenicani nella navata di sinistra, tutti ordinati nelle loro vesti candide, sul pulpito fra Arcangelo Gabriele.
Nella navata opposta lo schieramento dei Francescani è un pò meno ordinato e sul pulpito, la figura tracagnotta di fra Pasqualino. Ad un cenno del Vescovo inizia la disputa.
Fra Arcangelo Gabriele toglie con garbo dalla manica del suo saio una bella mela rossa e lucida e la depone sulla balaustra del pulpito.
Fra Pasqualino, vedendo quel gesto, senza proferir parola, incomincia a frugarsi da tutte le parti, e finalmente trova, in una tasca del suo saio, un pezzo di pane rinsecchito e, senza tanti complimenti, lo sbatte sulla balaustra del pulpito, mandandolo in mille briciole.
Fra Arcangelo Gabriele accenna un sorriso e solleva la mano destra mostrando l'indice.
A questo punto, fra Pasqualino reagisce in modo nervoso, mostrando al suo antagonista la mano chiusa con indice e medio a formare una V.
Ancora fra Arcangelo Gabriele, con grande eleganza, solleva la mano mostrando indice, medio e anulare.
A questo punto fra Pasqualino sembra scoppiare dall'ira diventa paonazzo in faccia, si solleva il saio e mostra a fra Arcangelo Gabriele il suo p**e!!!
Nella Chiesa si ode un mormorio generale e anche qualche piccola risata, poi fra Arcangelo Gabriele dice:
"Mi dichiaro sconfitto!"
Dopo questa dichiarazione, tornano tutti ai rispettivi conventi e siccome nessuno, tranne i due contendenti, hanno capito qualcosa, adesso viene dato spazio alle spiegazioni.
Nel convento dei Domenicani fra Arcangelo Gabriele spiega:
"Ho fatto vedere a fra Pasqualino la mela, simbolo della verità, della teologia e ragione del nostro ordine monastico, ma lui mi ha risposto, giustamente, facendomi vedere un pezzo di pane, simbolo della vera carità che contraddistingue il loro ordine monastico."
Tutti concordano e fra Arcangelo Gabriele prosegue:
"Io allora, alzando il dito indice ho detto sì, ma la verità è una, ma fra Pasqualino, mostrandomi due dita, mi ha ripreso dicendomi che le verità sono due, Padre e Figlio, qui non lo nego, ma sono caduto nel suo tranello e, mostrando tre dita ho affermato la terza verità, lo Spirito Santo, e qui debbo riconoscere la destrezza di fra Pasqualino che alzando il saio e facendo vedere il suo sesso, mi ha imposto la quarta verità, cioè la reincarnazione, ed io, ormai vittima dell'intelligenza di fra Pasqualino ho dovuto cedere all'evidenza."
Con questa ultima frase si chiude la spiegazione di fra Arcangelo Gabriele che nonostante la sconfitta riceve la comprensione dei suoi fratelli.
Nel convento dei Francescani, invece, il clima è molto diverso e la festa impazza.
Fra Pasqualino è portato in trionfo e osannato, per quella vittoria inattesa e insperata.
Ma anche qui nessuno ha capito che cosa è successo in quella disputa nella Cattedrale.
Quindi anche qui il Priore del convento dei Francescani invita fra Pasqualino a spiegare l'accaduto a spiegare l'accaduto:
"Quello m'ha detto - queste sò la mele dell'orto e me le mangio tutte io! - Io ci ho detto -e io me le mangio col pane -"
Data anche la mimica di fra Pasqualino tutti ridono, poi lui continua a raccontare:
"E lui m'ha detto - e io ti ceco un occhio - e io ci ho risposto - e io te li ceco tutt'e due!"
E qui ancora tante risate.
"Lui ha continuato, dicendomi -e io te li ceco tutt'e 3 - -Sì-ci ho risposto io - il terzo me lo cechi sul pisello!!!”
Alberto- Picchetto
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