Sabato 28 novembre 2015, alle ore 18.00, si inaugura la mostra di Carlo Errico, Salvatore Oppido, Gustavo Pozzo e Nello Spanò, a cura di Veronica Longo, presso l’Atelier Controsegno, in via Napoli 201, Pozzuoli, Napoli (nei pressi della stazione Cumana Dazio).
Dalle 19.00 il gruppo Rete Co’mar presenta una performance unplugged totalmente inedita tratta dal loro primo lavoro Tutti Fuori.
Quattro artisti di estrazione campana, molto diversi tra loro, ma accomunati dall’amore per la grafica e la stampa: sono Carlo Errico, Salvatore Oppido, Gustavo Pozzo e Nello Spanò. Mentre Pozzo si laurea in giurisprudenza iniziando il suo cammino da artista come autodidatta, approdando all’incisione e alla fotografia digitale, gli altri tre si diplomano all’Istituto d’Arte Palizzi proseguendo il loro percorso con strade diverse: scultura, pittura e incisione per Errico; docente di grafica e stampatore-collaboratore per maestri di fama internazionale Oppido; insegnante, restauratore, broker d’antiquariato Spanò. Questa “divergenza” di tragitto si manifesta nella loro produzione che riflette un’approfondita conoscenza del segno, ma con le proprie peculiarità.
Carlo Errico preferisce la calcografia, ma non in maniera strettamente tradizionale; rappresenta spesso scene di una vita “popolana” che sembra ormai trascorsa, dai volti segnati e significativi: il suo solco, largo e “sbavato”, potrebbe ricordarci molto i tratti “bruciati” di Luigi Bartolini. I medium adoperati dall’artista, prevalentemente ceramolle o acquatinta, consentono, inoltre, di ottenere questi effetti molto “pittorici”. Errico predilige spesso il colore che può passare dalle terre alle tinte sgargianti e brillanti, enfatizzando così le vicende di vita quotidiana in cui sono inseriti i suoi personaggi, soprattutto bambini e anziani che con le loro espressioni intense sono palpitanti di umanità e risentono della lezione del suo grande maestro del ‘900 napoletano, Alberto Chiancone. Se i protagonisti di Errico sono spesso contorti su stessi e sofferenti, diversa è la raffigurazione rigogliosa della natura morta e del paesaggio che si mostra colmo di fronde e foglie riflesse nelle acque.
Salvatore Oppido sebbene conosca ogni scibile dell’arte grafica, dalla progettazione pubblicitaria alle tecniche di stampa tradizionale, passando ovviamente per tutte le discipline (rilievo, incavo e in piano) avendola praticata e insegnata per anni ad almeno la metà degli artisti campani oggi in attivo, ama in particolar modo la xilografia, che pratica in maniera quasi “religiosa”. Ogni segno è tagliato con cura come se si trattasse di un cesello raffinato e il nitore e la precisione di questi ci rimandano alla cultura giapponese o a Escher che tanto giocava con la doppia lettura delle linee e dei simboli. Oppido prepara i suoi legni con perizia molto spesso adopera più matrici per la stessa opera, al fine di arricchire non solo la trama dei segno ma anche la sovrapposizione dei colori. I suoi soggetti ci riportano a un’umanità, che però sembra metter in evidenza vizi e virtù; forme e ambientazioni ricordano, per la sua forte carica simbolica e satirica, il suo maestro Nicola Gambedotti.
Diverso è invece Gustavo Pozzo che dai tre si distacca leggermente per una ricerca che approda anche nell’arte digitale. Se le puntesecche restano in parte legate alla tradizione per la rappresentazione di un elemento tipico del paesaggio campano, come il Vesuvio, subito ne prende le distanze, non solo per l’utilizzo del plexiglas, ma soprattutto per l’esplosione dei colori e le forme fantastiche che assume la lava, come ad esempio quella a forma del tipico “corno” partenopeo. Senza dubbio di estremo interesse sono le opere che partendo dal digitale vengono poi riprodotte in stampa su carta di gelso pregiata: si tratta di lavori di grande impatto a colori, o vortici, movimenti spaziali ed esplosioni dinamiche in bianco e nero, che potrebbero rimandare agli esperimenti compiuti da Stanley William Hayter, il quale negli ultimi anni si dedicò all’optical art (dopo aver diffuso tanto i suoi metodi con morsure e rullate multiple dalle mille sfumature).
Chiude questo circolo Nello Spanò, con lui tutto sembra immerso in un’altra dimensione, quasi surreale: persino le scene storiche di età napoleonica, o quelle di guerra e massacro di età contemporanea o dei nostri giorni, con soldati morti sul campo, naufraghi o uomini in armatura sui destrieri, appaiono ferme e fissate nel tempo, come se il disastro di cui si sta narrando fosse permeato da una strana quiete, mentre tutto intorno è tragedia e distruzione. Alcuni elementi come marionette, manichini, “pupi” siciliani, cavalli, solidi e conchiglie sono ricorrenti nelle sue opere, così come la rappresentazione della natura morta. Spanò, pur dedicandosi anche alla xilografia, predilige l’acquaforte e l’acquatinta e, soprattutto nella prima, dà il meglio di sé, con una nitidezza di linee e una bellezza di “reticolati” pari a quelli di Giorgio Morandi, mantenendo così, per la perizia tecnica e l’uso del bianco e nero o in alternativa del seppia, un legame stretto con l’incisione “classica”.
In definitiva quattro artisti, che nonostante le profonde differenze di stile e metodologia esprimono con la grafica il loro mondo fantastico. A completare l’evento, il gruppo Rete Co'mar (Collettivo Organizzato di Manutenzione Artistica Reciproca) presenterà una performance esclusiva tratta dal loro primo lavoro Tutti Fuori, prodotto da Claudio Pocci (già produttore di Terra mia di Pino Daniele). Nati nel 2012 come laboratorio di sperimentazione teatrale e musicale, si esprimono attraverso la “canzone-teatro”, una modalità che porta il teatro in musica. Il nome rimanda a una “rete col mare”, allo stereotipo di una Napoli “cartolina” ancora da superare; con i loro linguaggio, grottesco e scanzonato, si prefiggono così di andare oltre l’ordinario e la grigia quotidianità. La loro musica è stata definita folk d’autore, o teatro-folk: spazia dalla sonorità etno-mediterranee allo swing, con influenze sud americane e suggestioni balcaniche. La Rete Co’mar è costituita da: Silvia Romano (voce), Vittorio Nicoletti Altimari (controbbasso e voce), Raffaele Bruno (voce recitante), Emanuele Aprile (pianoforte, fisarmonica e voce), Luigi Brunetti (chitarre e voce), Antonello Petrella (sassofono, tenore e soprano) e Carmine Brachi (batteria).
Una serata, quindi, in perfetta assonanza d’intenti ed emozioni tra artisti diversi, ma che regalerà agli spettatori tante suggestioni per quanti sono i moti dell’animo di ognuno…
Testo di Veronica Longo
Rassegna Stampa a cura di Rosalba Volpe
La mostra resterà aperta fino al 12 dicembre, dal martedì al sabato: 10.00 – 14.00 e 16.00 – 20.00; domenica: 16.00 – 19.30. Lunedì e festivi chiuso. INGRESSO LIBERO.
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