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Dai celti ai gitani, ovvero dalla Bretagna alla Camargue

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Messaggio Da Camperfree Lun 21 Ott 2013, 08:54

Dai celti ai gitani, ovvero dalla Bretagna alla Camargue

Agosto
Partecipanti : Gianpaolo e Luigina
Granduca 56
Zar, pastore tedesco di 2 anni
Poiché, per fortuna, ognuno di noi ha gusti e abitudini differenti, la descrizione delle nostre ferie non conterrà commenti tecnici, se non in minima parte su quanto di bello e di meno bello abbiamo avuto occasione di vedere.
Perciò, tutte le impressioni che troverete riportate, si riferiscono alle nostre emozioni personali.

Sabato 8 agosto Km. 236
Finalmente il giorno tanto atteso è arrivato.
Alle 15,45 accendiamo il motore e dirigiamo la prua verso Nord-Ovest con destinazione Le Mont St. Michel, punto di partenza del nostro itinerario in terra di Francia.
Zar, il nostro pastore tedesco, si sistema immediatamente in cabina con la testa vicina alle gambe di Luigina e sonnecchia tranquillo.
La temperatura non è elevata e il traffico scorrevole, il tratto autostradale fino ad Oulx Ovest presenta ben cinque barriere, ma ci consoliamo pensando che saranno le uniche che incontreremo durante tutto il viaggio, poiché abbiamo deciso di non percorrere le autostrade per due motivi ben validi, e cioè perché correndo non ci sarà possibile ammirare le bellezze delle zone che attraverseremo, e poi perché limiteremo le spese, e chi conosce la Francia sa quanto costose siano le sue autostrade.
Naturalmente la barriera doganale non esiste più, così senza fretta entriamo in terra francese e alle 19,15 arriviamo in cima al col Du Lautaret.
Il parcheggio sterrato è pieno di camper in maggioranza tedeschi e francesi, alcuni con le verande aperte, altri con tavoli e grigliate in corso, riducendo così i posti disponibili.
Ci spostiamo sul piazzale asfaltato vicino al bivio per il col du Galibier, teatro delle gesta epiche del grande Pantani.
Mentre Luigina prepara la cena, porto Zar a sgranchirsi le zampe e trovo un altro piccolo spiazzo ottimo per la sosta salendo per una strada strettina per circa 200 metri fino al Jarden Alpin.
I 2050 metri d’altezza si fanno sentire, l’aria è frizzante e l’acqua che sgorga dalla fontana ricavata nel tronco di un albero è decisamente ghiacciata.
Alle 23 ce ne andiamo a nanna nel silenzio più assoluto circondati dalle creste dentellate e dai ghiacciai della Meije.

Domenica 9 agosto Km. 615
La notte è stata piuttosto fredda.
Dopo una passeggiata per sgranchire soprattutto le zampe di Zar, alle 9,15 ci rimettiamo in marcia per la tappa più lunga del nostro viaggio.
Il traffico è scarso e la strada si snoda, a secondo della zona attraversata, tra cascate, invasi artificiali, pascoli, coltivazioni, foreste e mucche che saranno una costante per tutto il viaggio.
E’ impossibile non apprezzare le rotonde che regolano il flusso del traffico agli incroci e sembra che ci sia una gara per realizzare le più belle ed originali, con fiori, piante, rocce, ponticelli, giochi d’acqua, ecc. proprio come da noi.
A causa delle scarse indicazioni stradali, perdiamo del tempo a Brignais, poi a Tassin e quindi a Roanne, per fortuna l’istinto del viaggiatore è più sviluppato che mai e ci permette di trovare senza grossi problemi la giusta direzione.
Il pieno di gasolio di oggi, 4,40 FF al litro, risulterà il più caro tra quelli effettuati, ma ce da dire che in Francia i prezzi dei carburanti possono variare anche più di un franco al litro e che i più economici sono praticati dai distributori posti nelle aree dei supermercati.
Il viaggio prosegue su lunghissimi rettilinei, tra continui saliscendi tipo Los Angeles, il sole si è fatto feroce e il caldo è veramente insopportabile.
Ogni tanto Zar si alza posizionando la testa davanti alle bocchette dell’aria e Luigina inizia ad avere delle visioni mistiche, così ci fermiamo in tutto quattro volte per rinfrescarci e Zar ne approfitta per familiarizzare con alcune mucche al pascolo.
Complici anche l’infinito numero di semafori rossi incontrati, la tappa di oggi si conclude alle 19,45 nel piazzale della stazione di Loches.
Dopo una rinfrescante doccia e una gradevole cena, alle 22 la temperatura si è fatta più accettabile e usciamo per visitare il centro storico della cittadina che si trova sulla sponda opposta dell’Indre, concludendo la serata con un gelato e una birra.
La notte dovrebbe essere tranquilla in quanto, dopo le 21 non sono previsti passaggi di treni fino al mattino e anche le campane della vicina Chiesa hanno cessato di battere le ore, così ce ne andiamo a nanna per il meritato riposo.

Lunedì 10 agosto Km. 299
Le aspettative per la notte si sono rivelate esatte, la tranquillità è stata totale.
Ci svegliamo alle 8 ma ce la prendiamo comoda, così fino alle 9,15 non ci mettiamo in viaggio.
Continuano i saliscendi e, con due soste all’attivo, arriviamo a Mont St. Michel alle 15,15.
Mentre ci apprestiamo ad uscire per la rituale visita dell’Abbazia, vicino a noi parcheggia un camper di Ancona i cui occupanti ci chiedono alcune informazioni.
E’ la prima volta che vengono qui e, non avendo letto i cartelli, non sanno che entro le 20 dovranno spostare il camper se non vogliono ritrovarsi immersi in almeno 80 cm. d’acqua.
Compiuta la nostra buona azione quotidiana, ci incamminiamo unendoci inevitabilmente alla fiumana di gente avente la nostra stessa meta, ma questo è lo scotto che bisogna pagare per vedere l’ottava meraviglia del mondo.
Per fortuna Zar fa da apripista e, nonostante sia più mansueto di un agnellino, la sua mole incute rispetto e timore così troviamo quasi sempre un varco in cui infilarci.
Ci riposiamo un poco dissetandoci in un bar dalla cui terrazza si possono osservare i turisti che come tante formichine passeggiano lungo la spiaggia intorno all’Abbazia poi, alle 18,30, spostiamo il camper di circa un chilometro in un grande spiazzo erboso dove apriamo la veranda sperando di poter cenare all’aperto, invece si alza un vento fastidioso che ci fa recedere dai nostri propositi.
Dopo un piatto di penne all’arrabbiata, torniamo fino ai piedi dell’Abbazia per verificare il livello della marea che con 14,40 metri, è la più alta dell’ultimo trimestre ed in effetti le transenne sono quasi scomparse sott’acqua.
Il cielo è stellato ed essendo la notte di S. Lorenzo, cerchiamo di vedere qualche stella cadente ma invano, rassegnati alle 24 ci infiliamo nei sacchi a pelo.

Martedì 11 agosto Km. 128
Stamani l’Abbazia è avvolta nella nebbia, fatto abbastanza normale da queste parti.
Il nostro vicino di camper ci informa che alle 8 era riuscito a censire fino a 250 mezzi, poi aveva desistito.
Poiché numerosi camper erano già partiti la sera precedente, è ragionevole presumere che quelli presenti erano almeno 500, però il piazzale è talmente vasto da permettere a tutti di avere il proprio spazio.
Ce la prendiamo comoda e dopo l’ultima passeggiata all’Abbazia accompagnati da un vento gelido ed aver visto la marea del mattino, alle 11,45 ci mettiamo in viaggio.
Sulla strada incontriamo un serpentone d’auto che si snoda a partire dai parcheggi, noi ci fermiamo allo spaccio ad acquistare i biscotti che saranno un gradito regalo per gli amici.
Il tragitto, per chi si dirige verso Mont, è traumatico in quanto la coda di veicoli è ininterrotta e a Pontorson, tutte le strade che convergono verso l’Abbazia sono intasate, la cittadina sembra sotto assedio.
Pranziamo nella piccola e graziosa cittadina di Dol de Bretagne, dirigendoci poi verso la costa a Le Vivier sur Mer dove troviamo il camper service ma occorre il gettone che costa 14 FF e da diritto a 50 litri d’acqua mentre lo scarico è invece gratuito, come in tutti gli Eurorelais, però la mancanza d’acqua per pulire la griglia fa si che le condizioni della stessa non siano decenti.
Rinunciamo a procurarci il gettone e ci dirigiamo verso Cancale incontrando lungo la costa alcuni chioschi dove è possibile degustare ostriche e cozze.
A Cancale c’è un poco di ressa, troviamo subito il camper service posto in uno sterrato di fianco alla strada, con parecchie pendenze e troppe auto che dovrebbero essere parcheggiate altrove.
L’Eurorelais vuole un gettone da 10 FF per darci 50 litri d’acqua, naturalmente il gettone va acquistato presso l’ufficio turistico dove oggi è impossibile parcheggiare.
Stanno cominciando a girarmi quando per fortuna arriva una guardia municipale per svuotare la gettoniera, così acquisto tre gettoni, due per riempire i serbatoi e uno per pulire la griglia dopo lo scarico.
Altri parcheggi non ne troviamo, perciò proseguiamo verso Saint Malò mentre il traffico s’intensifica.
A Saint Malò è un’apoteosi di veicoli, si viaggia a passo di lumaca, i parcheggi sono zeppi e alcuni con le sbarre.
Finalmente riusciamo a parcheggiare vicino ai capannoni di un cantiere per la lavorazione del marmo e visitiamo la cittadina in modo rapido e caotico, oltretutto i marciapiedi sono lordi, ci viene il dubbio d’essere gli unici ad avere sempre disponibili gli appositi sacchetti.
Ci dirigiamo a Dinan, dove parcheggiamo in una capiente piazza davanti alla stazione di Polizia, ed usciamo subito per la visita del centro e per la cena.
Nel primo locale interpellato, si dicono spiacenti ma essendo piccolo non consentono l’ingresso ai cani, niente paura, ne troviamo subito un altro dove non hanno alcun problema così Zar s’infila come al solito sotto il tavolo e non si muove più fino al momento del conto.
Alle 24 ce ne andiamo a nanna augurandoci che la notte non sia troppo rumorosa.

Mercoledì 12 agosto Km. 249
In effetti la notte è trascorsa tranquillissima, peccato che il caos di ieri, impedendoci di gustare meglio Cancale e Saint Malò abbia già scombussolato il nostro programma.
Decidiamo di fare allora come i gamberi, torniamo indietro e ripassando per Dol de Bretagne e Pontorson, giungiamo a Villedieu les Poeles.
Il tempo è splendido lungo la strada e, come ci capiterà sovente, notiamo la propensione dei francesi per i pic nic, sia nelle apposite aree sia in qualsiasi altro luogo che si presti all’uopo.
Sdraiati, seduti, in piedi con il portellone delle auto aperto, all’ombra o al sole, da soli o in compagnia, il pic nic sembra quasi un culto.
A Villedieu, conosciuta come “città delle padelle”, ci siamo venuti con lo scopo di acquistare una pentola destinata a cuocere un piatto tipico novarese a base di riso : la paniscia.
Non la conoscete? Peccato perché è veramente squisita, io poi sono uno specialista nel cucinarla e Luigina nel gustarla.
Dopo la visita di numerosi negozi e la doverosa comparazione tra prezzo e qualità degli articoli, la scelta cade su una casseruola di rame con fondo di stagno e ceramica che, dato il suo peso, potrebbe essere considerata un’arma impropria.
Facciamo ritorno in Bretagna fermandoci a Sains per il pranzo trovando immediatamente la bella area di sosta con tanto verde e tranquillità, ottimo punto sosta per la notte, dove finalmente l’Eurorelais non ingoia gettoni ma una moneta da 10 FF per 100 litri d’acqua o 1 ora di corrente elettrica.
Il tempo, nuvoloso al mattino, si rimette al bello e così ripassiamo per Le Vivier sur Mer per una degustazione di ostriche per me e di cozze per Luigina.
Prima di ripartire acquistiamo anche una dozzina di ostriche per l’antipasto serale, il mio, perché a Luigina le ostriche non piacciono proprio.
Ripartiamo verso la meta finale di oggi, Cap Frehel e, strada facendo, ho la conferma che il camper beve più di me così ci fermiamo al Super U di Plancoet per il pieno di gasolio e di vivande.
Peccato che anziché uscire dall’erogatore, il gasolio zampilla dal tubo all’interno della colonnina.
La scena è fantozziana, il cofano è annaffiato, cerco di richiamare l’attenzione dell’addetto alla cassa ma inutilmente così, rischiando una catastrofica doccia, riesco a reinserire l’erogatore nella colonnina bloccando l’uscita del gasolio ma la stessa indica che ormai circa 15 litri sono sparsi nel piazzale.
Finalmente intervengono i gestori spargendo della sabbia assorbente per arginare il gasolio.
Anche le mie scarpe, pur avendo la suola di gomma conservano tracce del disastro e le trasmettono al tappetino del camper costringendomi in serata ad un lavaggio di emergenza.
Fatto il pieno ad un’altra colonnina, ci avviamo alla cassa dove il responsabile non mi degna di uno sguardo, quasi fossi io il responsabile di quanto accaduto.
Arriviamo a Cap Frehel e, pagato l’obolo di 10 FF, parcheggiamo nei pressi del faro tra auto e numerosi camper.
La ricognizione dei paraggi è ostacolata da un forte vento che tuttavia non ci impedisce di effettuare una piacevole passeggiata sulla scogliera a strapiombo sull’oceano osservando procellarie, gabbiani e cormorani che si lasciano trasportare dalle correnti aeree.
Il paesaggio è stupendo e passeggiamo tra tappeti di erica rossa e di ginestra spinosa gialla fino a quando, nonostante il sole non sia ancora calato, il faro si accende.
Sono le 20,40 così torniamo lentamente al camper per consumare la cena e trascorrere una tranquilla notte in compagnia di numerosi altri equipaggi.

Giovedì 13 agosto Km. 140
Titic titoc titic titoc, lo zampettio di Zar che fa la ronda nella cellula del camper ci sveglia qualche minuto prima del solito, ne approfittiamo per fare un’altra bella passeggiata sui sentieri della scogliera scattando molte foto.
I camper che hanno a bordo un cane sono parecchi ed i loro occupanti sono come noi a spasso con i loro amici a quattro zampe ben attenti a non lasciare i sentieri perché la ginestra spinosa non perdona.
Alle 11 ripartiamo dirigendoci a Guingamp dove dovrebbe essere in corso il Festival de la Danse Bretonne, purtroppo le indicazioni ricavate dal n° 308 di Plein Air sono errate perché le danze si apriranno il 15 di agosto e dureranno fino al 23.
Così, dopo una breve visita della cittadina, ci dirigiamo verso Paimpol con una deviazione a Port Lazo dove le barche ormeggiate nella rada sono tutte inclinate su un lato in attesa dell’ alta marea.
Superiamo Paimpol ed arriviamo a Pointe de l’Arcouest dove, per 20 FF, possiamo sostare in un ampio piazzale ai bordi dell’oceano.
La spiaggia non è un gran che, sabbia, sassi e fango si succedono alle alghe, così ci bagniamo solo i piedi.
Per la notte torniamo a Paimpol dove, anziché nell’area attrezzata, ci sistemiamo in riva al porto proprio vicino alla chiusa che, regolata con le maree, permette l’ingresso e l’uscita dal bacino.
Dopo una passeggiata serale per le vie della cittadina, ben coperti perché il vento non manca mai, ce ne andiamo a nanna quando è ormai passata la mezzanotte.
Qualche minuto dopo sentiamo il rumore di un camper vicino, “troppo vicino” al nostro ma ormai è tardi e rimandiamo all’indomani la verifica di “quanto” sia vicino.

Venerdì 14 agosto Km. 162
Nel parcheggio illuminato la notte è trascorsa tranquilla e, al risveglio, alzando gli oscuranti constatiamo che il “quanto” ammonta a 40 cm. scarsi.
E’ possibile che questo camperista vicentino soffra di qualche complesso dovuto a carenza d’affetto in giovane età, ma accidenti 40 cm. sono davvero pochi e noi non sopportiamo gli invadenti, così ci spostiamo riuscendo ad aprire le finestre per respirare un poco di aria salmastra mentre facciamo colazione.
La tendenza a restare vicini vicini è diffusa anche tra gli automobilisti francesi perché, in seguito, ci capiterà sovente di vederli infilarsi tra due camper o tra camper e muro, quasi come se cercassero protezione dagli stupendi e grandiosi spazi che si affacciano sull’oceano e che a noi piacciono immensamente.
Ripartiamo passando per Loguivir de la Mer dove centinaia di gabbie per aragoste disposte sulla riva del porto, ci fanno supporre che questa pesca sia piuttosto praticata dai pescatori locali.
Ci fermiamo a Treguier dove, nella piazza della cattedrale di St. Tugdual è in corso un mercatino di antiquariato.
Proprio in questa piazza ritroviamo per la quarta volta dopo Mont St. Michel, Cancale e Cap Frehel una coppia di camperisti alessandrini.
La cittadina, seppur piccola, è graziosa e avendo trovato una pescheria, ne approfittiamo per acquistare ostriche, gamberi e scampi per la cena.
Raggiungiamo e superiamo Perros Guirec e Tregastel, località in cui troviamo limitazioni per i camper e, a parte un nuovo spettacolo di barche in secca su un’immensa spiaggia, la costa di granito
rosa non ci ha regalato altre emozioni.
Superata Lannion e St. Michel en Greve, poco prima di Plestin les Greves, una lunga spiaggia di ghiaietta di fianco alla strada ci invita a fermarci nel piazzale dove stanno preparando un palco per uno spettacolo musicale in notturna.
Sulla spiaggia Zar si scatena tra bagni, ruzzoloni, capriole e scavi nella ghiaia per il divertimento dei pochi bagnanti presenti.
Riprendiamo il cammino e nei pressi di Locquirec vediamo ruspe ed autocarri in azione per rimuovere tonnellate di alghe ammassate sulla spiaggia ed emananti un odore nauseabondo.
Le casette bretoni sono bellissime, bianche o grigie, con inserti di pietra rosa e con giardini fioriti di solito senza recinzioni.
Ci dirigiamo verso Morlaix dove riforniamo la cambusa al supermercato Casino e, rimandando la visita della città all’indomani, proseguiamo fino a St. Thegonnec dove Plein Air segnala una bella area di sosta.
In effetti la troviamo immediatamente, con delle siepi che delimitano alcune piazzole e dei tavoli da pic nic, purtroppo è anche presente il vento che alza una polvere quasi impalpabile che si infila dappertutto.
Alla nostra sinistra si piazzano dei tedeschi già incontrati a Mont St. Michel e a destra un camper di Ancona con i cui occupanti chiacchieriamo piacevolmente in attesa che gamberoni e scampi cuociano in un sugo di pomodoro e prezzemolo, nel frattempo apro le ostriche che risulteranno essere le migliori fra tutte quelle gustate quest’anno.
Facciamo onore alla cena e dopo un’ultima corsa di Zar nei campi attigui, ci concediamo il meritato riposo.

Sabato 15 agosto Km. 182
La polvere, unitamente ai residui del gasolio ancora presenti ha generato un’orribile patina marrone sulla cabina, ci spostiamo così nel piazzale asfaltato per procedere ad una doverosa pulizia interna ed esterna al termine dalla quale ci sentiamo molto più a nostro agio.
Andiamo quindi a visitare la parrocchiale della cittadina scoprendo che è stata in gran parte devastata da un incendio nel mese di giugno.
Scattiamo qualche foto al Calvario del 1610 e, dopo aver usufruito dell’Eurorelais ripartiamo per Morlaix dove è in corso di svolgimento un grande mercato in cui si può trovare praticamente di tutto, noi infatti troviamo di nuovo i camperisti anconetani.
C’è un poco di ressa ma la passeggiata è comunque gradevole e ci permette di ammirare le vecchie case di legno e ardesia che si affacciano sulle strette viuzze del centro storico.
Ci riavviciniamo all’oceano passando per St. Pol de Leon dove il grande parcheggio vicino alla spiaggia si rivela essere un ottimo punto di sosta.
A poca distanza c’è Roscoff con un ponte in cemento proteso verso l’isola di Batz che sembra sfidare l’oceano e che dentro ad esso si interrompe permettendoci però una bella passeggiata osservando il gioco delle correnti ed i voli dei gabbiani.
Nella cittadina si sta svolgendo un’affollata fiera nella quale sono esposti prodotti tipici, dai biscotti al vino, dai salumi ai prodotti dell’artigianato ed è anche presente un suonatore di organetto.
Il percorso odierno prosegue tra paesini con bellissime casette, chiese con calvari e camposanti affacciati sulla strada principale nel centro del paese, forse per rammentare che il trapasso, unico vero atto di uguaglianza umana a cui nessuno può sottrarsi, è solo un’evoluzione della vita di cui non bisogna avere timore.
A Portsall è in corso una festa con grigliate varie e birra, mentre a Ploumoguer troviamo un grande camper service con piazzole già discretamente affollato.
Proseguiamo fino a Le Conquet dove sostiamo nel parcheggio tra l’elegante casa di riposo e il supermercato Casino.
Facciamo quattro passi cercando un ristorante che ci aggradi ma non ne troviamo così, complice il vento freddo che come sempre si alza verso sera, rientriamo velocemente nel camper passando la notte in questo tranquillo ed illuminato parcheggio con altri camper.

Domenica 16 agosto Km. 157
Al risveglio porto Zar nell’adiacente e ampio parco dove può correre a perdifiato a raccogliere i legni che io regolarmente gli lancio e che lui altrettanto regolarmente finge di riportarmi per poi allontanarsi dopo un’abile finta.
Mentre il sole tarda ad uscire, dopo un’ennesima notte piuttosto fredda, ci muoviamo verso Brest con obiettivo Oceanopolis reclamizzata da centinaia di cartelli stradali incontrati fino ad ora.
La città è piuttosto anonima e bruttina, le poche persone incontrate sono in coda davanti alle panetterie di turno, cerchiamo inutilmente le indicazioni per l’acquario ma non c’è un cartello neanche a pagarlo.
Attraversiamo così tutta la città trovando infine un’indicazione che ci fa rientrare in Brest e, da quel momento l’istinto del viaggiatore ci guida infallibilmente, così senza più sbagliare anche se non ci sono più indicazioni, svoltando a destra e a manca arriviamo dopo cinque minuti ad Oceanopolis, o siamo diventati molto bravi o abbiamo un c… così.
Nei grandi parcheggi deserti, un cartello ci informa che Zar non è gradito così, dopo averne trovato uno privo di siringhe e residui di orge notturne, lo facciamo correre per qualche minuto mandando Oceanopolis a quel paese.
Ce ne andiamo da Brest senza rimpianti considerato ciò che abbiamo visto e arriviamo a Crozon dove facciamo il pieno presso il distributore del supermercato Casino trovando una cassiera poliglotta che ci informa sul suo desiderio di tornare a vivere in Italia dove ha già studiato alcuni anni or sono.
Arriviamo fino a Camaret, ma la cittadina non riserva particolari emozioni se si esclude l’allineamento dei 143 Menhir di quarzite bianca.
Tra Crozon e Camaret, l’ampia spiaggia di Kerseguenou offre purtroppo pochi spazi per
parcheggiare, così torniamo a Crozon, crocevia obbligatorio, e scendiamo a Morgat visitando l’affollato porticciolo per poi spingerci fino a Cap de la Chevre dove si gode un panorama stupendo su tutta la baia di Douarnenez.
Passeggiamo sui sentieri tra felci, erica e ginestre compiendo il periplo di questo promontorio alla cui sommità è posta una base militare con annesso radar aeronavale.
Sarebbe bello fermarsi per la notte, ma il vento alza turbini di polvere nei parcheggi sterrati e riteniamo sia più saggio migrare verso altri lidi.
Ripassando da Crozon, raggiungiamo la Pointe de Dinan per godere di un ennesimo stupendo panorama.
Ci fermiamo al punto sosta di Crozon, vicino al supermercato Casino effettuando scarico e pieno dei rispettivi serbatoi per 10 FF ogni 80 litri d’acqua.
L’area è ampia ma molto disturbata essendo a ridosso della strada, così verifichiamo anche un’altra area a circa 300 metri dalla prima, sulla destra in direzione Cameret.
E’ un’area recintata riservata esclusivamente alla sosta notturna, tuttavia è accessibile anche di giorno ed entrando troviamo già un camper belga in sosta, con delle pseudo piazzole su sterrato e una guardiola che lascia presumere il pagamento di un obolo peraltro non indicato.
Torniamo al porto di Morgat dove un cartello segnala l’area di sosta per i camper al prezzo di 28 € a notte, non volendo intrupparci negli scarsi spazi disponibili, decidiamo di fermarci negli ultimi parcheggi del porto.
Cerchiamo un ristorante per la cena e la prima scelta non è felice in quanto nel cortile del ristorante i posti sono tutti occupati e, quando si libera un tavolo, aspettiamo circa 30 minuti senza che nessuno ci dia retta.
Ce ne andiamo, imprecando, a cercare un altro ristorante dove riusciamo a cenare mentre calano le ombre della sera e il vento freddo riprende a soffiare.

Lunedì 17 agosto Km. 107
Al rientro dalla passeggiata mattutina con Zar, vedo Luigina discutere con una signorina francese che altro non è che l’esattrice dell’obolo notturno che i camperisti devono obbligatoriamente versare per pernottare in questa cittadina e che la gentile signorina provvede ad incassare, dietro rilascio di una ricevuta, alla sera o al mattino per coloro che sono sfuggiti al raid serale.
Non la facciamo troppo lunga e versiamo il corrispettivo richiesto ma il fatto mi provoca una rotazione sessuale, ovvero mi girano notevolmente le…… che i camper debbano pagare mentre le auto e i rimorchi con le barche possano sostare liberamente al nostro fianco.
Mi sembra una gabella francamente inopportuna, quasi peggio che in Italia.
Ripartiamo mentre il porto si popola di allievi dei corsi di vela, kayak, surf e sub e anche di turisti che vanno a visitare le grotte marine visibili in lontananza.
E’ stata la prima notte in cui la temperatura è rimasta su valori accettabili ma il tempo è nuvoloso e il sole lo rivedremo intorno alle 15.
Raggiungiamo Locronan, caratteristica cittadina da cui le auto dovrebbero essere bandite, ma non è proprio così perché tra residenti e fornitori dei negozi, c’è sempre qualcuno che va e viene.
Noi per 15 € sostiamo nel parcheggio n°4 formato da terrazze erbose in cui si può anche pernottare e l’esattrice ci informa che con l’apposito adesivo fornitoci da attaccare al parabrezza, possiamo tornare e sostare gratuitamente per tutta l’estate.
Dopo la visita della cittadina, dalla quale ci aspettavamo ben altro, ripartiamo verso Douarnenez notando anche oggi durante il tragitto alcuni ciclomotori alquanto strani ma assai in voga da queste parti, spartani e con piccoli manubri che costringono i giovani centauri ad assumere una posizione alquanto anomala e, riteniamo, assai scomoda.
L’attraversamento della cittadina risulta difficoltoso a causa dell’affollamento e dei divieti di accesso imposti a causa dello svolgimento di alcune regate veliche che hanno termine proprio oggi, comunque ce la caviamo piuttosto bene e ci dirigiamo verso la riserva di Cap Sizun con una piccola deviazione a Pont Croix per rifornire la dispensa e acquistare la cena per questa sera sotto forma di un costoso pollo arrosto dalle dimensioni magnum, e meno male che ho chiesto il più piccolo
altrimenti dovevo chiedere un mutuo.
Arrivati alla riserva, il solito cartello informa che Zar non può entrare, certamente perché potrebbe spaventare gli uccelli che qui nidificano.
Questa volta siamo d’accordo con il divieto, tanto più che Zar ha una particolare predilezione per gli animali piumati e non fa del razzismo tra galline e cormorani, se può cerca di acciuffarli entrambi.
Camminiamo fin dove è consentito tra l’erica fiorita e la ginestra di cui ci sono però solo le spine, poi proseguiamo fino a Pointe du Van dove nell’affollato parcheggio sistemiamo il camper ed effettuiamo una ricognizione del promontorio che si rivela veramente splendido.
Decidiamo di fermarci qui anche domani per fare qualche passeggiata ma prima ci spostiamo di un paio di chilometri fino alla Baie des Trapasses cercando il posto migliore per trascorrere la notte.
Decisamente la Pointe du Van ci sembra la soluzione ottimale e ci torniamo immediatamente trovando un ottimo parcheggio con vista sull’oceano.
Le auto se ne vanno una dopo l’altra, il punto di ristoro chiude e restiamo in compagnia di una trentina di camper nel parcheggio sterrato ma niente affatto polveroso dove c’è chi cucina, chi legge e chi porta a passeggio il cane, tutti aspettano il tramonto per le foto di rito ma le nuvole ci costringono a desistere rinviando il tutto all’indomani.
Per consolarci ci dedichiamo al “poulet” sotto lo sguardo vigile e languido di Zar che, grazie alle dimensioni del pennuto, ottiene in deroga alle sue regole alimentari una generosa porzione.

Martedì 18 agosto Km. 0
Durante la notte per niente fredda, cade un poco di pioggia e questo ci fa temere per i nostri programmi del giorno ma per fortuna, nonostante le nuvole, la pioggia se ne resterà lontana.
La notte è trascorsa tranquillissima e così, freschi e riposati, ci mettiamo in cammino seguendo i sentieri tracciati sul promontorio e sulla scogliera.
Con calma arriviamo fino alla immensa spiaggia della Baie des Trapasses che percorriamo in lungo e in largo con Zar scatenato in folli corse tra le onde della risacca.
Rientriamo al camper dopo tre ore di rilassante passeggiata che replichiamo al pomeriggio in direzione opposta mentre il sole cerca di fare capolino senza però troppa convinzione.
Ceniamo con un buon piatto di penne all’arrabbiata e aspettiamo fiduciosi il tramonto curiosando dalle finestre del camper.
Nonostante la serata sia piuttosto freddina, sempre a causa del solito vento, parecchie persone girano in pantaloncini e maglietta, chissà come si sentiranno domani ?
Fortunatamente il cielo è sgombro di nubi e il momento del tramonto, che giunge intorno alle 22, ci coglie preparati per catturare delle immagini stupende includenti anche la graziosa e caratteristica chiesetta eretta a ricordo dei marinai che non hanno più fatto ritorno a casa.

Mercoledì 19 agosto Km. 117
Al risveglio ci troviamo avvolti nella nebbia e, pur essendo le otto passate, siamo gli unici già in piedi perché, come abbiamo avuto modo di notare, nei camper stranieri la vita quotidiana riprende verso le nove.
Osservando le auto che iniziano a popolare il parcheggio, riscontriamo che ogni famiglia è composta da almeno quattro persone e in parecchi casi i figli sono tre o quattro e tutti con una minima differenza di età, ci sarà qualche incentivo governativo o la causa è della TV che alla sera non trasmette nulla di interessante ?
In ogni caso la crescita zero in Francia sembra evitata.
Poiché i camperisti anconetani ci avevano informato che a Pointe du Raz gli era stato imposto un esoso balzello per sostare in un paesaggio simile a quello che abbiamo appena lasciato, decidiamo di dirigerci subito verso Quimper.
Nel tragitto, durante la visita di Audierne, su una bancarella presso il porto acquistiamo una dozzina di grosse ostriche (slurp) più altre sei di taglia extra large (doppio slurp) a soli due ff l’una.
Ci sono anche degli astici giganteschi e rimpiangiamo di non avere una pentola abbastanza grande per cucinarli.
C’è un traffico incredibile come spesso capita di trovare nelle varie cittadine attraversate, mentre è scarso e scorrevole sulle strade extraurbane.
Ci fermiamo all’Eurorelais presso il concessionario Pilote appena fuori Plouhinec dove preleviamo 100 litri d’acqua.
Arrivati a Quimper, seguiamo le indicazioni per un supermercato ottenendo soltanto di compiere il periplo della città tornando al punto di partenza.
Queste indicazioni sono spesso fasulle, indicando distanze e tempi per raggiungere il supermercato che sono assolutamente inesatti.
Parcheggiamo sulla riva dell’Odet davanti ai carrozzoni del Luigina Park e andiamo a visitare la città, la cui cattedrale gotica del XIII secolo è in fase di restauro.
Ci sfamiamo con due veloci panini mentre Zar guarda con curiosità tre lillipuziani pony in attesa di piccoli cavalieri per il tour tra le vie del centro storico che si rivela molto gradevole e ci offre anche il piacere di ascoltare dei brani musicali eseguiti, soprattutto con arpe, da giovani musicisti.
La sosta successiva la facciamo a Pont l’Abbè, piccola e graziosa cittadina con punti di sosta lungo il canale o nelle sue accessibili piazze.
Anche a Loctudy ci sono vari spazi adatti alla sosta, ma noi cerchiamo qualche cosa di meglio e arriviamo al Phare d’Eckmuhl, dopo Penmarch.
Ci sono altri camper in sosta sullo sterrato che costeggia la strada subito dopo il faro, ma la polvere alzata dal vento ci fa spostare subito, che volete farci, proprio non la sopportiamo.
Dopo un salto a Kerity nelle cui vicinanze la puzza di alghe putrescenti è insopportabile, l’istinto ci porta dietro al faro, di fianco alla Chapelle St. Pierre dove un piccolo spiazzo sembra aspettare solo noi.
Ci piazziamo vicino alla recinzione del “Semaphore de Penmarch” della Marina Nazionale Francese e subito dopo arriva un altro camper francese che all’insegna del “volemose bene”, si piazza vicino a noi.
Per fortuna sono due persone tranquille, così i soli due metri che ci separano sono più che tollerati.
Fino alle 19 c’è un discreto via vai di persone che vengono ad ammirare il faro e il panorama, oppure a cercare conchiglie e molluschi nei pochi metri di spiaggia liberi dalle alghe.
Il via vai riprende alle 21 per circa 40 minuti in cui gli amanti delle foto si scatenano per catturare un bellissimo tramonto, con un veliero che sembra, per pochi istanti, stampato nel sole.
E’ ovvio che anche noi facciamo la stessa cosa mentre Zar caracolla tra sabbia, ghiaietta e grosse rocce stando attendo ad evitare le alghe che la bassa marea offre impietosa alla vista di tutti.
Il vento forte stranamente non è freddo e, certi di trascorrere una notte tranquilla, ci infiliamo nei sacchi a pelo.

Giovedì 20 agosto Km. 145
Il tempo non promette nulla di buono, cerchiamo di visitare subito il faro ma le visite iniziano alle 10,30, sempre che il custode si sia alzato con il piede giusto altrimenti è sua discrezione rifiutarle.
Anche le bancarelle di pizzi, guanti e merletti gestiti da simpatiche non più giovani signore sono ancora chiusi, così decidiamo di partire mentre inizia una pioggerellina fastidiosa che durerà fino alle 12.
A Benodet ritroviamo l’equipaggio alessandrino con il quale scambiamo le ultime impressioni su quanto visto in questi ultimi giorni.
Cerchiamo di visitare la cittadina, ma l’esiguità di spazi per parcheggiare e alcune antipatiche sbarre ce lo impediscono, oltretutto c’è un traffico notevole, così proseguiamo per Concarnau dove parcheggiamo di fianco agli stabilimenti conservieri ittici e andiamo a visitare la vecchia e affollata cittadella nella quale turisti e negozi per turisti si sprecano ma ci sono anche suonatori di cornamusa, fisarmonica e strumenti ad arco.
Visitiamo anche la parte della cittadina che si snoda lungo la via principale e chi troviamo?
Ovviamente gli alessandrini e questa volta ci ripromettiamo nel caso ci ritrovassimo, di uscire a cena insieme.
Altrettanto ovviamente, come sempre in questi casi, non ci incontreremo più.
Ripartiamo immettendoci nel traffico che resterà intenso per tutto il giorno e con le nuvole che non vogliono andarsene raggiungiamo la gauiguineggiante Pont Aven.
La graziosa cittadina oggi è più incasinata delle tangenziali milanesi e del G.R.A romano messi assieme.
Troviamo a fatica un parcheggio lungo la strada in salita fuori dalla città e a piedi ce ne andiamo a fare il pieno di biscotti e purtroppo anche di gas di scarico.
Dopo aver acquistato i dolci, lungo l’Aven notiamo gli odiati cartelli di divieto di sosta per i camper dalle 22 alle 8, peccato, se li vedevamo prima col piffero che avremmo comperato i biscotti proprio qui.
Decidiamo di raggiungere Lorient passando per la costa alla ricerca di un posto ideale per trascorrere la notte ma non troviamo nulla che ci aggradi, forse siamo abituati troppo bene, così superiamo Lorient e Lanister puntando verso Port Louis.
Arriviamo a Locmiquelic e girovagando tra le sue vie sbuchiamo su una bella piazza asfaltata ed illuminata in riva all’oceano, OK il posto è giusto.
A parte le numerose alghe che fortunatamente non puzzano, il tramonto prima muffo a causa del tempo s’ingentilisce con l’accensione delle luci del porto, di strade e case e di parecchi aerei che silenziosi fanno rotta verso Lorient.
Dopo cena, portando Zar a correre lungo la passeggiata pedonale che costeggia la riva, abbiamo modo di ammirare delle caratteristiche casette bianche, con verande e finestre con vista sull’oceano, molto suggestive.
Arriviamo fino al porticciolo di S.te Catherine dove si trova un piccolo parcheggio asfaltato notando due cigni che si aggirano come fantasmi nella marea di alghe.
Dato che il silenzio è assoluto, decidiamo di restare per la notte dove abbiamo parcheggiato e ce ne andiamo a nanna sperando che il tempo migliori.

Venerdì 21 agosto Km. 184
Speranza vana anzi, durante la notte, si leva prima un vento molto forte e successivamente inizia a cadere la pioggia che, per effetto del vento si nebulizza e procura non poco fastidio come avremo modo di costatare durante la giornata.
Salutati i cigni, ci dirigiamo verso Carnac per visitare i siti archeologici di Menec, Kermario e Kerlescan con i famosi Menhir.
L’acqua, il vento e la fanghiglia che si è formata, ci impediscono di gustare appieno queste distese di pietre e la loro disposizione sul terreno che ha generato molteplici ipotesi.
Luigina, ufologa convinta, sostiene che erano dei punti di riferimento per l’arrivo di astronavi dallo spazio e chissà che non abbia ragione.
Ritorniamo sull’oceano passando per Carnac Plage, La Trinitè e Locmariaquer amene cittadine in cui, oltre alle tante sbarre da noi odiate, è vietata la sosta notturna ai camper.
In spiaggia è vietato l’accesso ai cani, praticare il surf, utilizzare motoslitte, raccogliere molluschi, tuffarsi dai ponti e perfino far volare gli aquiloni, è permesso respirare ma con discrezione.
L’ipocrisia di certi amministratori non ha limiti, ovvero hanno la faccia come il c…
Voi camperisti, ammesso che riusciate a trovare posto, potete fermarvi di giorno e spendere i vostri soldini nelle nostre città ma alla sera dovete alzare i tacchi e togliervi dalle…..
Troppo comodo signori ( signori si fa per dire ), noi non ci fermiamo neppure un attimo e i nostri soldini li spendiamo nelle città dove ci sono amministratori meno ottusi di voi, il tutto portando la mano sinistra sull’avambraccio destro piegato nel tipico gesto dell’ombrello.
Anche oggi incontriamo mercatini e negozi d’antiquariato e bisogna ammettere che in Bretagna ce ne sono veramente tantissimi.
Dopo una rapida visita al centro storico di Auray, arriviamo a Vannes, città incasinatissima con divieti notturni e parcheggi strapieni.
Non piove più ma nuvole e vento sono sempre presenti quando arriviamo a Guerande nel parcheggio dell’ex supermercato Leclerc.
Visitiamo la cittadella unendoci al flusso dei numerosi turisti e ne approfittiamo per cercare il camper service nel parcheggio Bel Air trovando l’uno in pessime condizioni, con gettoniere divelte e probabilmente non più funzionante e l’altro con le solite sbarre.
Proseguiamo verso Le Croisic tra numerose saline e rivendite di sale grezzo, arrivando fino al parcheggio del porto dove sostiamo con molti altri camper ma nessun equipaggio italiano oltre a noi.
Dopo cena, sfidando il vento, facciamo quattro passi sul porto dove, a causa del selciato dissestato, rischio una caviglia procurandomi per fortuna solo una piccola distorsione che all’indomani sarà quasi del tutto scomparsa.
Ma il bello, o meglio il brutto, arriva dopo qualche minuto quando sulla via del ritorno, ripassando distrattamente per lo stesso punto, è Luigina a procurarsi una distorsione ai legamenti della caviglia sinistra, quella stessa caviglia che già era stata causa di guai all’inizio delle vacanze dell’anno scorso.
Il ghiaccio e le pomate specifiche, di cui siamo abbondantemente forniti, limitano per fortuna i danni, ma al ritorno a casa sarà necessario ricorrere alle cure del nostro amico massaggiatore.
Anche questa sera il GSM fa le bizze, i collegamenti con l’Italia sono molto difficoltosi indipendentemente dai gestori francesi Itineris (France Telecom) o SFR e italiani Omnitel o TIM.
Ci rintaniamo nel sacco a pelo cercando di scordare alla svelta la giornata di oggi, in assoluto la peggiore di questo viaggio.

Fine 1°parte


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Dai celti ai gitani, ovvero dalla Bretagna alla Camargue Empty Dai celti ai gitani, ovvero dalla Bretagna alla Camargue 2°parte

Messaggio Da Camperfree Lun 21 Ott 2013, 08:55

Inizio 2°parte

Sabato 22 agosto Km. 283
Anche oggi è una giornata nuvolosa ma ormai non ci facciamo più caso e ripartiamo costeggiando la bella Cote Sauvage e attraversando le sue lussuose cittadine.
A St. Nazaire facciamo spesa in un supermercato acquistando per la cena una dozzina di ostriche e altrettanti scampi e gamberoni per 100 FF, acquistiamo anche due porzioni di invitante paella che un gentile commesso ci offre al prezzo di una.
Arriviamo a Nantes e imbocchiamo la circonvallazione che ci porta ad attraversare la Loira su uno spettacolare ponte, il vento è fortissimo e proprio quando siamo a metà dell’altissimo ponte, il camper sbanda vistosamente.
Riesco a riprenderne il controllo sudando freddo e abbassando la già moderata velocità respingendo a fatica un attacco di dissenteria acuta.
Imbocchiamo la N37 fermandoci ad Aigrefeuil S.Maine ai bordi di un piccolo parco con annessa area per pic nic, dove abbiamo la bella pensata di mangiare la paella senza riscaldarla con il risultato che il nostro stomaco ci odierà per tutto il resto della giornata.
Facciamo correre Zar nel parco cercando di aiutare la digestione, poi la solita pioggerella ci costringe a ripartire per la destinazione finale di oggi e cioè Arcais dove arriviamo dopo un breve tour nei paesi del Marais Poitevin e dopo aver incontrato almeno una decina di cortei nuziali.
Lasciamo il camper nel parcheggio davanti al camping municipale e andiamo all’ufficio del turismo per procurarci la cartina con indicati i percorsi ciclabili consigliati, poi confrontiamo le offerte dei barcaioli per il tour tra i canali della Venezia verde.
Nel parcheggio è vietata la sosta notturna ai camper ma probabilmente nessuno vi dirà niente se non vorrete entrare nel campeggio, cosa che noi invece abbiamo fatto.
Per 11 ff a testa e 16 per il camper, abbiamo avuto a disposizione una discreta e ampia piazzola
con acqua e allacciamento elettrico, sotto agli alberi, vicini ad un laghetto in una tranquillità assoluta dopo le 21 quando tutti i turisti mordi e fuggi se ne sono andati.
A proposito di turisti, non riusciamo a capire perché nonostante in Francia i servizi igienici siano abbastanza diffusi, si ostinino ad ignorarli espletando le loro esigenze fisiologiche dietro ad alberi, cespugli od altro.
Certo anche la signora di Verona con il camper in sosta nel parcheggio, non fa una bella figura quando alla domanda della figlia risponde “ falla li dietro alla siepe”.
Peccato che dietro alla siepe ci sia l’area per i pic nic, e pensare che i servizi sono, ben indicati, a soli trenta metri in fondo al parcheggio.
Ceniamo piuttosto tardi facendo onore alla spadellata di crostacei sotto alla veranda che ci ripara dalla pioggerellina che riprende a cadere poco prima delle 23.

Domenica 23 agosto Km. 0
Il cielo è pieno di nuvoloni che si rincorrono senza promettere nulla di buono, poi verso le 11 esce il sole.
Decidiamo di fare il tour tra i canali con il barcaiolo che pratica i prezzi più vantaggiosi, 80 ff per
un’ora e 140 per due ore mentre con gli altri ci vogliono rispettivamente 140 e 280 ff.
La barca, con Zar piazzato di vedetta a prua, scivola tra i canali ricoperti da un tappeto verde di lenticchie d’acqua e il giovanotto che la spinge con una pertica non conosce una parola di italiano ma è abbastanza loquace e ci illustra con dovizia di particolari quello che vediamo sulle rive, gli attracchi per le chiatte che portano le mucche nei pascoli, le aree per i pic nic riservate, le piante secolari, le opere di bonifica effettuate, le anatre, i fagiani e le lontre che hanno la tana sulle rive tra le radici delle piante.
Ad un certo punto lo vediamo armeggiare con la pertica rimestando il fondo del canale da cui emergono gorgogliando delle bolle.
Ci spiega che le foglie cadute si depositano sul fondo dove, decomponendosi, provocano la formazione del gas che emerge assieme alle bolle di cui sopra.
Per enfatizzare l’effetto, tenta per due volte di accendere questo gas ma l’accendino si bagna, così rinunciamo assicurandolo che gli crediamo sulla parola.
Sinceramente questo tour, seppur piacevole, non ci ha riservato nulla di particolarmente interessante, eppure il parcheggio oggi è preso d’assalto da auto e torpedoni che sfornano centinaia di turisti subito incanalati verso gli approdi delle barche o del battello che, solo in alcuni giorni della settimana, effettua una mini crociera nei canali più larghi offrendo, ovviamente a pagamento, anche pranzo o cena.
Al pomeriggio inforchiamo le biciclette e, fra i tre percorsi consigliati di 25, 28 e 35 km, optiamo per il primo con Zar che, come sempre, parte a spron battuto.
La pista è ben indicata da appositi paletti di legno di un colore verde smeraldo, ma attenzione a non saltarne nemmeno uno perché si corre il rischio di perdersi e la cartina acquistata ieri per 5 FF serve a poco, in questo caso è meglio tornare al punto di partenza seguendo le strade dipartimentali.
Il percorso si snoda su sterrato e asfalto tra canali, vigne, coltivazioni di girasoli e di ortaggi e attraversa alcuni paesini nei quali ci fermiamo per riposare e dissetarci.
Zar sembra molto stanco ma, entrando a St Georges de Rex, ha un incontro ravvicinato con un gatto e parte a razzo al suo inseguimento.
Ovviamente mi accodo richiamandolo a gran voce ma inutilmente, è molto ubbidiente ma questa volta l’istinto ha il sopravvento e poi, via, siamo in vacanza.
Naturalmente il gatto si è messo al sicuro e Zar mi trotterella incontro prendendosi una strapazzata che gli ricorda chi è il capo branco.
In compenso abbiamo combinato un casino tale da risvegliare mezzo paese, così ci allontaniamo alla svelta e quando raggiungiamo il camper i km fatti in tre ore, soste comprese, sono 27.
Ci sono ancora auto e torpedoni e l’area da pic nic è affollata.
Una bella doccia ci rimette in forma per la cena seguita da un’altra notte tranquilla.

Lunedì 24 agosto Km. 493
Brutto tempo come al solito, ci mettiamo in movimento con meta Cognac passando prima per St.Jean D’Angely e poi per Saintes dove sostiamo in Piazza Blair in riva alla Charente, abbastanza vicini al centro.
Tra uno scroscio d’acqua e l’altro riusciamo a visitare il tranquillo centro della cittadina poi, passando tra filari di vigneti, arriviamo a Cognac, dove il camper service è precluso ai wc nautici.
Sono le 12,30 e ci sembra di visitare una città fantasma, i negozi sono tutti chiusi e le strade deserte, rinunciamo alla visita delle distillerie e verso le 14 facciamo la spesa in un supermercato ripartendo poi verso Blaye dove sostiamo sotto alla bella ed imponente cittadella nel cui interno si trova un economico campeggio.
Dai camminamenti della cittadella è possibile osservare il corso della Gironda di un bel colore marrone, frutto delle piogge di questi giorni.
Decidiamo di procedere verso Lourdes mentre il tempo peggiora e piove intensamente.
Il viaggio prosegue tra i vigneti e, dopo Langon, iniziano le schiarite mentre davanti a noi si stendono lunghissimi rettilinei con numerosi saliscendi e la temperatura inizia a salire.
A Beaulac, tra Bazas e Captieux, vediamo un Eurorelais in una piazza di fianco al canale che sembra essere un buon punto di sosta anche notturna.
Dopo Roquefort si cominciano a vedere alcune pompe idrovore che bagnano il grano e questo significa che le previsioni meteorologiche non prevedono pioggia da queste parti.
Quando s’iniziano a vedere i Pirenei, fa la sua ricomparsa il sole e la temperatura dell’aria si è decisamente alzata.
Poiché le notizie che ho raccolto circa la possibilità di sosta a Lourdes sono decisamente scoraggianti, dopo Tarbes deviamo verso Ossun fermandoci nel parcheggio alberato ed illuminato di fianco alla Salle des Fetes.
Fino alle 22 ci fanno discreta compagnia alcuni giocatori di petanque, poi il silenzio è rotto solo dai rintocchi delle campane che un parroco contro tendenza fa suonare anche di notte, e dalle auto che passano sulla vicina via.
Siamo a 11 km da Lourdes, domani contiamo di arrivarci di buon mattino per cercare un punto tranquillo dove sostare.

Martedì 25 agosto Km. 18
Verso mattina il traffico si intensifica e ci da la sveglia.
Partiamo alle 8 e dopo 15 minuti siamo a Lourdes dove l’istinto ci guida a destra in direzione di Pau.
Passiamo davanti ad un campeggio ma abbiamo l’impressione di essere lontani dal Santuario, così facciamo dietro front e ci dirigiamo verso il centro, dopo aver visionato la mappa della città sui pannelli dei punti informazioni, puntando verso il camping de la Post, vicino appunto alla Posta, che raggiungiamo velocemente grazie al quasi inesistente traffico.
L’entrata è posta sotto al portico di un palazzo e il camping è un piccolo cortile circondato dalle mura di quattro palazzi dove trovano posto, più o meno vicini, 3 camper, un paio di roulotte e 8 tendine con relative auto.
Constatato che con qualche manovra ci stiamo anche noi, penso di avere avuto fortuna, in fin dei conti si tratta soltanto di una notte, ma l’espressione di Luigina mi fa capire che non è così.
E’ inutile discutere, mentre faccio manovra per uscire, si avvicina una signora alla quale spiego che non ci fermiamo perché il posto è troppo piccolo, ricevendo in cambio solo uno sguardo da cerbero che ci spinge a ritornare sui nostri passi verso Pau per entrare nel camping visto in precedenza.
Il camping Prat, 22 avenue Antoine Beguere a 10 metri dallo stadio, è separato dalla strada da un muro di recinzione, al suo interno si parcheggia sul terreno erboso sotto a bassi ma robusti platani che fanno ottima ombra, ci sono 2 blocchi di servizi con docce e scarichi per tutti i tipi di serbatoi, anche se con i nautici non è molto comodo scaricare.
La tranquillità regna sovrana e si è a circa 1500 metri dal Santuario, più o meno 20 minuti di passeggiata, il tutto a 46 FF per piazzola, due persone e un cane, meno di un terzo di quello che hanno pagato altri equipaggi per sostare nei parcheggi della cittadina in mezzo al traffico, al rumore e con i rischi di furto ben conosciuti.
Se andate a Lourdes, è il punto di sosta ideale dove potrete dormire sonni tranquilli e lasciare il mezzo senza timori.
Decidiamo di effettuare una ricognizione della cittadina che verso le 10,30 si presenta meno caotica di quanto pensassimo, Zar non può entrare nella cittadella e così facciamo i turni, prima entra Luigina e poi toccherà a me.
Mentre aspettiamo, Zar con la sua bandana bianca e blu al collo, diventa l’attrazione dei visitatori che entrano ed escono dal cancello e lui, che è un giocherellone, si lascia accarezzare dispensando leccatine affettuose a tutti, sempre però con lo sguardo vigile nella direzione verso cui si è allontanata Luigina.
I turisti/pellegrini italiani sono nettamente in maggioranza e alcuni escono portando con se delle taniche da 20 litri d’acqua attinta dai rubinetti posti in prossimità della grotta, speriamo che i destinatari possano trarne beneficio, magari solo psicologico, ma sarebbe già un piccolo miracolo.
Dopo aver scattato alcune fotografie durante il mio turno di visita al Santuario, ci spostiamo verso
la parte commerciale della cittadina le cui vie sono percorse da veicoli che ci fanno fare il pieno di smog.
Non c’è molta gente e i negozi sono quasi vuoti, confrontando i prezzi, constatiamo che, paradossalmente, sono più elevati nei negozi più lontani dal Santuario.
Il cielo è sempre più soleggiato e alle 13,30 rientriamo al campeggio per riposarci un poco, quando
però mi siedo, si strappa la tela della mia sedia e mi ritrovo quasi con il sedere per terra.
Mentre Luigina si sbellica dalle risate, cerco con lo spago di porre rimedio all’inconveniente e, quando mi risiedo tutto soddisfatto del lavoro eseguito, posso costatare che lo spago tiene, peccato che la tela si strappi più in profondità facendomi replicare la scena di prima, con Luigina che quasi si sente male dal gran ridere.
Impietosito, il giovanotto che ci ha accolto al nostro arrivo, mi offre una sedia del campeggio, di ferro, a scanso d’equivoci.
Alle 18 riprendiamo la strada per la cittadella da dove proseguiamo verso i negozi non sottraendoci al rito del ricordino, gradito omaggio per parenti ed amici più cari, poi ci sistemiamo su una panchina in attesa della processione con fiaccolata delle 20,45.
I fedeli arrivano prima alla spicciolata e poi a frotte e anche questa sera, Zar si prende la sua razione
di carezze.
Puntuale, la fiaccolata inizia ad avanzare partendo dal piazzale dietro al Santuario e percorrendo il periplo dei giardini.
Ci sono vari aggettivi per definire ciò che abbiamo visto, commovente, toccante ecc., ma ritengo che struggente sia il più indicato.
Migliaia e migliaia di fedeli avanzano con le piccole candele schermate per proteggerle dal vento, divisi a gruppi per luogo di provenienza indicato sui cartelli che li precedono e, davanti a loro, gli infermi con i loro accompagnatori.
La folla, che sembra non finire mai, avanza lentamente e ordinatamente mentre dagli altoparlanti giungono alternativamente ed in lingue diverse, orazioni, invocazioni e canti che, subito ripresi dai fedeli, si alzano armoniosi riempiendo il cielo ormai buio.
Se avrete occasione di andare a Lourdes, questa è una cerimonia da non perdere assolutamente e, se durante il suo svolgimento sentirete il volto rigato da una lacrima non vergognatevi, anzi siatene fieri.
Noi, pur non essendo bigotti, non siamo riusciti a proferire parola fino al termine della funzione, e in quell’ora della fiaccolata abbiamo potuto riflettere su tante cose.

Mercoledì 26 agosto Km. 514
La giornata si presenta splendida per affrontare i chilometri che ci porteranno in riva al mediterraneo, decidiamo di passare all’interno della cittadina per verificare se effettivamente ci sono delle difficoltà a transitare nelle sue vie ma, forse data l’ora, tutto fila liscio.
In compenso sbagliamo strada rispetto ai piani previsti ma, ancora una volta, l’errore si trasformerà in un vantaggio perché in pochi minuti raggiungiamo la periferia proprio nella direzione voluta, non senza prima aver visto i grossi parcheggi che ci erano stati segnalati pieni di torpedoni, camper e zingari accampati che ci fanno sorridere pensando al campeggio appena lasciato.
A parte il primo tratto panoramico, il resto del viaggio non offre spunti di particolare rilievo, mentre torna a farsi sentire il caldo che avevamo lasciato all’inizio del nostro viaggio.
Facciamo un paio di soste per la spesa ed il gasolio e poi, mentre filiamo tranquilli verso sud, si mette a trillare il GSM.
Dall’ufficio mi chiedono di rientrare anticipatamente, ma non ho intenzione di rinunciare ad un solo giorno di vacanza, così do la disponibilità per il primo settembre, in altre parole il giorno successivo al nostro rientro a casa.
Alle 16,30 raggiungiamo Le Cabanes de Fleury dove ci aspettavamo di trovare, se non un posto selvaggio, certamente meno gente.
Il grosso parcheggio sterrato è pieno di auto e camper e la spiaggia è abbastanza affollata, c’è anche un punto di ristoro e salvataggio oltre ad un grande campeggio.
Decidiamo di ripartire per S.tes Marie de la Mer e dopo pochi chilometri, a Beziers optiamo per la strada costiera ma, dopo aver superato velocemente Agde, iniziamo a trovare molto traffico.
Ci sono colonne ininterrotte di auto e camper in sosta ai lati della strada e, dalle torme di bagnanti che la affollano, ogni tanto sbuca qualche testina di siluro che cerca di farsi stirare attraversando imprudentemente la strada.
Al confronto con questo carnaio, le spiagge della riviera romagnola ne uscirebbero certamente vincitrici in quanto a spazio usufruibile.
Il massimo del minimo lo raggiungiamo a Sete, vero girone di dantesca memoria, dove ci si mette anche un idiota parcheggiato in seconda fila che blocca il passaggio ad un pullman e ci costringe ad una sosta forzata di circa 20 minuti dopo di che, giocandomi alcune delle indulgenze acquisite ieri, riesco ad infilarmi in una via laterale e da quella seguendo l’istinto e la bussola trovo finalmente
l’uscita da questa incasinatissima cittadina.
Tralascio l’ultima parte di questo trasferimento perché dovrei parlare principalmente di imbecilli che non rispettano segnaletica e precedenze, ai quali cerco di provocare un poco di strizza sfiorandoli e rintronandoli con le trombe.
A S.tes Marie de la Mer raggiungiamo il solito campeggio La Brise, dai prezzi quasi italiani, camper, due persone, Zar e tassa di soggiorno a 126 FF il giorno, in compenso l’ombra è una chimera, la polvere tanta e l’affollamento anche.
Chiedo una piazzola, si fa per dire, tranquilla per lasciare Zar fuori dal camper e ci accompagnano in un punto in riva ad un fetido canale di scolo in mezzo alla polvere.
Lascio allontanare l’addetto del campeggio e mi metto alla ricerca di un posto migliore trovando, anche oggi lassù qualcuno ci aiuta, l’unico spiazzo con ancora una parvenza di verde.
Per fortuna i servizi sono ben puliti e funzionali ed è attivo 24 ore su 24 un servizio di vigilanza presso tutti gli accessi del camping, dai quali si può entrare solo se muniti di un bracciale in velcro giallo, e occhio a non perderlo perché potrebbe costarvi 50 FF.
Qualcuno si chiederà perché non siamo andati altrove a sostare e la risposta è che questo è il campeggio più vicino alla cittadina e ci si può spostare a piedi, che l’area di sosta per i camper a 30 FF il giorno è asfaltata, senza un filo d’ombra e posta in prossimità di un incrocio, inoltre non bisogna dimenticare che il voleur è sempre in agguato come ha potuto constatare quel turista svizzero che ha trovato la sua fiammante Peugeot 309 parcheggiata davanti all’Hotel, appoggiata su cric e mattoni e senza le cinque ruote, perché gli avevano fregato anche quella di scorta.
Tra i due mali scegliamo ovviamente quello minore e ci prepariamo per la cena all’aperto quando veniamo assaliti da un nugolo di zanzare affamate che nemmeno quattro zampironi riescono a tenere a bada, così non ci resta che rifugiarci nel camper ed iniziare la caccia ai voraci insetti che nel frattempo lo hanno occupato.
Il successo ci arride e ci consente di cenare senza problemi, poi la fatica si fa sentire e rinunciamo ad uscire rimandando i programmi per la serata all’indomani.

Giovedì 27 agosto Km. 0
Oggi abbiamo due programmi diversi, mentre Luigina si abbronza sulla spiaggia attigua al campeggio, io con la bici e Zar ce ne andiamo verso il Parco Regionale della Camargue su una strada prima sabbiosa e poi sterrata incontrando decine di camper che, nonostante il divieto, praticano il campeggio libero.
In lontananza si intravede, la discarica fumante e, mentre ci avviciniamo agli stagni, iniziamo ad incontrare alcuni gruppi di fenicotteri.
Dopo 5 chilometri un cartello avverte che stiamo entrando nel Parco, il mare dista circa 500 metri da percorrere su un terreno sabbioso.
La spiaggia è lunghissima e i rari bagnanti sono molto distanti gli uni dagli altri, proprio quello che cerchiamo noi.
Passo un’oretta a far correre e nuotare Zar, poi rientro cercando Luigina sulla spiaggia non molto affollata dove l’avevo lasciata e concordiamo di tornare insieme al pomeriggio nel luogo che ho appena visionato.
Prima delle 15 siamo sdraiati al sole e, considerate le distanze tra i bagnanti e le loro usanze, facciamo i naturisti anche noi per un paio d’ore alternando i bagni di sole a quelli di mare anche se l’acqua è piuttosto fredda.
Raccogliamo anche alcune belle conchiglie ma poi inizia a levarsi un vento non freddo ma fastidioso che alza turbini di sabbia e ci costringe a rientrare.
Nonostante pedaliamo alacremente, un battaglione di zanzare incuranti del forte vento ci tende un agguato che provoca caduti da ambo le parti, alcune di loro non pungeranno più però noi dovremo fare ricorso allo stick contro il prurito.
La veranda, nonostante i picchetti, è scossa dalle folate, così decido di fissarla anche con le corde elastiche senza tuttavia riuscire ad eliminare il rumore, decidiamo allora di chiuderla per evitare di trascorrere la notte in bianco e riesco a farlo con fatica rischiando un paio di volte di vederla volare via.
Dopo cena affrontiamo il vento sempre più forte e facciamo una puntata in paese, dove i turisti non sono molti, cercando un ristorante per la cena di domani.
Lo troviamo, e troviamo anche il distributore con i prezzi più alti tra quelli incontrati fino ad ora, 1 litro di gasolio a 4,99 FF, ossia 1,15 FF in più del miglior prezzo pagato da noi in Bretagna.

Venerdì 28 agosto Km. 0
La notte l’abbiamo passata cullati, o meglio scossi, dal vento che è sempre fortissimo anche se non freddo.
Dobbiamo rinunciare alla programmata escursione nel Parco e a qualsiasi altra attività balneare, così ripieghiamo verso il paese dove si svolge il mercato settimanale e, tra un turbine di polvere e una folata di vento, acquistiamo dei salami e un paio di formaggini di capra di cui sono goloso oltre
ad una salopette per Luigina.
Dopo la spesa al supermercato, rientriamo al campeggio e passiamo il resto della giornata a leggere e giocare a carte ascoltando della buona musica ed aspettando inutilmente che cessi il vento.
Usciamo per cenare nel ristorante adocchiato ieri notando che anche oggi ci sono pochi turisti e i locali sono quasi vuoti, certamente a causa del fastidioso vento, per fortuna il plateau di crostacei e il dessert, ci sollevano un poco il morale dopo una giornata muffa.
La cittadina non offre molto alla sera, oltre a qualche spettacolo nell’arena tipo tori in piscina, incruento gioco tra amanti del rischio e giovani torelli o giovenche con i primi che sfidano alla corsa i secondi rifugiandosi poi in una piscina posta al centro dell’arena.
Questa sera invece è proposta una corrida alla quale, ovviamente, non intendiamo assistere, perciò facciamo quattro passi per il centro cercando un bar dove ascoltare un poco di musica ma proprio dietro alla chiesa troviamo un complesso equadoregno itinerante che sta esibendosi, e trascorriamo una trentina di minuti ad ascoltarli, per la gioia di Luigina che adora le musiche sudamericane, acquistando poi una cassetta da ascoltare a casa.
Mentre rientriamo al campeggio, incrociamo un gruppo di cavalli con relativi turisti in groppa che hanno appena terminato un’escursione notturna e il vento esalta l’odore di stallatico che emanano e che è una caratteristica della zona.
L’ultima sorpresa arriva da una dozzina di fenicotteri rosa che, volando sopra di noi, per effetto delle luci della piazza e della Luigina, creano un silenzioso e stupendo gioco di colori che osserviamo affascinati.
In fondo la giornata non è stata del tutto negativa e mi torna in mente quel pensiero letto su un banco di scuola tanti anni fa “quando in un giorno creduto perso ritroverai te stesso, solo allora capirai il valore delle piccole cose”.

Sabato 29 agosto Km. 389
Durante la notte il vento sembra calmarsi ma è solo un’illusione, così decidiamo di partire anche se a malincuore.
Riempiamo i serbatoi e, a tal proposito, è utile segnalare che per 50 FF è possibile fare acqua, scaricare e utilizzare i servizi, comprese le docce, senza fermarsi per la notte.
Tra tori e cavalli arriviamo ad Arles proseguendo sulla N 113 ed uscendo prima della barriera a St.Martin de Crau imboccando la strada che scorre parallela all’autostrada fino a Salon de Provence.
L’odiato vento è finalmente cessato e tranquillamente arriviamo ad Aix en Provence dove, a causa di lavori in corso manca l’indicazione per Sisteron, così facciamo ancora ricorso al nostro fiuto perdendo solo pochi minuti prima di trovare la giusta direzione imboccando la A51 dalla quale usciremo a Pertuis, prima della barriera, per proseguire tra i colori e gli effluvi dei campi di lavanda verso il Gran Canyon du Verdon.
Dopo Moustiers S.te Marie, optiamo per la strada che scorre a sinistra del Canyon dove, da alcuni piccoli spiazzi, è possibile ammirare uno splendido paesaggio creato dalla natura.
Anche il Lac de S.te Croix, almeno visto da quassù, è stupendo con le molteplici sfumature di verde delle sue acque.
A Point Sublime scattiamo ancora alcune foto e poco più avanti facciamo il pediluvio nelle limpide e per niente fredde acque del Verdon.
Vorremmo sostare a Castellane ma i soliti cartelli con il divieto di sosta notturno per i camper ci fanno lasciare questo posto senza nemmeno fermarci, il gelato e la birra li consumeremo a Digne les Bains.
Proseguendo in un bellissimo paesaggio, arrivati al bivio per Gap osserviamo ancora una chicca offerta dalla vista del Lac de Serre Poncon.
A Le Lauret-Ubaye, riesco ad individuare un parcheggio per bus circa quattro metri più in basso rispetto al piano stradale.
In effetti è un vasto piazzale asfaltato, con discreti lampioni, telefono, servizi e campi di petanque che si affaccia su un laghetto circondato da boscose montagne, non potevamo sperare in meglio.
C’è già un camper austriaco e più tardi ne arriveranno un altro italiano e uno francese mentre nel parcheggio soprastante arriveranno alcune auto i cui occupanti parteciperanno ad un banchetto nuziale nel vicino ristorante e se ne andranno tutti più tardi senza causare il minimo disturbo.
Dopo una spadellata di crostacei acquistati a St. Marie de la Mer, porto Zar a sgranchirsi le zampe prima di andare a nanna dopo una giornata passata tra bellissimi paesaggi.

Domenica 30 agosto Km. 174
Riprendiamo la via per l’Italia sempre tra stupende montagne.
A Barcelonnette spendiamo gli ultimi franchi in dolci girando per la cittadina, poi ci dirigiamo decisi, anche se a malincuore, verso il Colle della Maddalena dove ci fermiamo per il pranzo, non senza prima aver visto quattro marmotte giocare a rincorrersi ai bordi della strada.
Durante il pranzo vediamo arrivare un gruppo di centauri francesi che, tanto per non smentirsi, si mettono ad orinare dove capita.
Sentiamo poi bussare alla porta del camper, si tratta di un tedesco ospite del rifugio che, girando prudentemente al largo da Zar,2 mi chiede qualche cosa ovviamente in tedesco.
Mettendoci un poco di buona volontà, tra italiano, francese, inglese e tedesco, riesco a capire che vuole una chiave a brugola in prestito.
Gli cedo volentieri quelle che ho a disposizione tra la dotazione di bordo, ma dopo cinque minuti torna sconsolato perché non vanno bene, in effetti la misura che gli serve potrebbe far parte di quelle in dotazione ad un carro armato piuttosto che ad un camper.
L’aria è frizzante e facciamo quattro passi ben coperti, poi si riparte e siamo subito in Italia.
Dopo pochi tornanti, il paesaggio cambia notevolmente, le strade sono più brutte e non parliamo delle case con quegli orribili tetti in lamiera, peccato, era molto meglio al di la delle Alpi.
Senza fretta arriviamo nei luoghi che mi hanno visto in divisa da alpino, Borgo San Dalmazzo per il corso cannonieri, la Piazza Galimberti a Cuneo per il giuramento, Fossano per la polveriera e Bra al mio arrivo come recluta al C.A.R.
Ci fermiamo infine a Cherasco presso il punto sosta per i camper, con acqua e ampi spazi erbosi davanti alla sede dell’Associazione Nazionale Alpini dove proprio oggi si conclude una festa tra canti e allegre bevute.
Il tempo si è rannuvolato quando usciamo per acquistare il torrone e i deliziosi baci al cioccolato specialità di Cherasco, e per prenotare il ristorante per la cena conclusiva delle ferie.
Concludiamo il pomeriggio con una partita a carte lunghissima poi usciamo per un’ottima cena festeggiando anche le mie 45 primavere, forse sarebbe meglio dire estati, ricorrenti proprio oggi.

Lunedì 31 agosto Km. 142
Alle 8,15 siamo già in viaggio, meglio levarsi il dente alla svelta, ma il piede destro fatica a premere sull’acceleratore, proprio non ci va di tornare a casa dove arriviamo alle 10,20.
Il fatto di dover tornare al lavoro già l’indomani, mi costringe ad effettuare oggi tutte le normali attività di pulizia che eseguivo senza fretta in due, tre giorni, così mi ritrovo alle 21 stanco come un mulo a rimpiangere i bei giorni trascorsi, i cui benefici effetti stanno già iniziando ad andarsene e, a partire da domani, subiranno un altro duro colpo.
Cosa resta ancora da dire? Niente, tranne che, essendo la pensione ancora lontana, l’unica cosa che possiamo fare è contare i giorni che ci separano dalla prossima vacanza e, guardando le diapositive, ripensare a quanto di bello abbiamo avuto la fortuna di vedere.

Un caro saluto da Luigina e Gianpaolo Bertaglia

P.S. Una leccatina affettuosa da parte di Zar.
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