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Bodensee, una settimana al......mare!

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Messaggio Da Camperfree Gio 30 Giu 2011, 10:01

BODENSEE, UNA SETTIMANA AL …MARE!

Equipaggio: Stefano (48), Paola (43), Gianluca (13), Elisa (10)
Autocaravan: Blucamp Sky 50 del 2003, di proprietà
Periodo: dal 13 al 22 agosto 2009

Premessa: anche quest’anno il tempo a disposizione per il nostro viaggio estivo è alquanto esiguo. Dopo aver fantasticato sulle mete più disparate, concordiamo di ripiegare su traguardi più fattibili e la scelta ricade sul lago di Costanza (Bodensee) ai confini tra Austria, Svizzera e Germania. La destinazione finale sarà riservata alle cascate del Reno.

Il Viaggio

Giovedì 13.8 (Gorizia-Flachau, Austria)

Partiamo nel tardo pomeriggio, sosta per rifornimento e cena alla prima aerea di servizio austriaca dopo il confine. Girano facce poco rassicuranti, fa piuttosto fresco però vestono tutti in canottiera e bermuda. Proseguiamo fino alle 23, usciamo dall’autostrada e cerchiamo un posto per passare la notte a Flachau, graziosa cittadina di villeggiatura in stile Cortina d’Ampezzo. All’ingresso del paese è ben visibile un generico divieto di campeggio, troviamo però un parcheggio deserto e ci sistemiamo di fronte al trenino turistico. Durante la notte si aprono le cateratte del cielo e pare che qualcuno si diverta a rovesciare secchi d’acqua sul camper. Preventivamente, ritengo buona cosa provvedere al gonfiaggio di salvagente e canotto.

Venerdì 14.8 (Flachau-Lindau, Germania)

Riprendiamo il viaggio all’alba. Al casello del tunnel dei Tauri un tedesco prima mi taglia la strada e poi, accortosi d’aver sbagliato corsia, pretende di rinculare all’istante e quasi mi sale in mansarda. Dopo averlo fatto passare lo mando italicamente a quel paese: cominciamo bene! Verso le dieci pausa colazione. Mentre rimugino sull’immensità dell’universo, m’accorgo che tutti gli appunti presi su aree di sosta e luoghi da visitare sono rimasti a casa. Poco male! Dopo essermi ripromesso di prenotare una visita dal geriatra, approfitto dell’area di servizio per acquistare il librone dell’Adac con tutte le aree di sosta germaniche e non, oltre che un’utile guida in tedesco sul Bodensee con allegata cartina stradale 1:150.00. Il viaggio prosegue tranquillamente, a parte i soliti acquazzoni teutonici, e nel primo pomeriggio arriviamo a Lindau, sponda tedesca del lago di Costanza. Le indicazioni per l’area di sosta a noi riservata sono chiarissime, non c’è bisogno di mappe ovvero coordinate GPS. Il P1 è un semplice parcheggio con carico/scarico, piuttosto caro (circa 17 euro il giorno) anche se comodo per il centro che dista poco più di due chilometri. Dovrebbe essere disponibile anche un autobus gratuito con fermata proprio all’interno del sito, però non è esposto l’orario e in ogni caso durante la nostra permanenza non l’abbiamo mai visto passare. Ad ogni modo, poiché Elisa non è in gran forma, preferiamo utilizzare i mezzi pubblici per il nostro primo approccio alla città (fermata di fronte all’ingresso, 1 euro a testa). Il cuore del grazioso borgo è l’Insel, isoletta collegata alla terra ferma da un ponte. Fa piuttosto caldo. Giriamo con calma gustandoci il bel lungolago e le tipiche stradine medioevali impreziosite dai mirabili edifici. Verso il tramonto saliamo sulla cima del faro per un’affascinante visione di Lindau (10 euro per tutti, anche se il metro e novanta di Gianluca quasi ci costringe ad esibire la carta d’identità per ottenere il prezzo ridotto). Verso sera, abbastanza cotti dai trenta e passa gradi della giornata, concludiamo con pizza e gelato in uno dei numerosi locali italiani. Rientriamo al parcheggio usufruendo nuovamente dell’autobus: la scusa ufficiale è il mal di gola di Elisa, in realtà siamo distrutti e saliamo sul mezzo strisciando sui gradini.

Sabato 15.8 (Lindau)

Giornata di gran sole. Consulto familiare ed a stragrande maggioranza decidiamo di optare per la spiaggia. Prendiamo le biciclette ed in una ventina di minuti, dopo qualche tentennamento sulla retta via da seguire, giungiamo all’ingresso dello stabilimento. Paghiamo 12 euro ed accediamo alla struttura che prevede: spiaggia sul lago, tre piscine, ping-pong, docce, ristorante e Funball (sfere trasparenti gonfiate ad aria compressa all’interno delle quali per qualche minuto ti fanno scivolare sull’acqua). Il sole picchia, l’acqua del lago segna 25° (noi ricordavamo le gelide nuotate in quel di Fussen) però all’ombra fa più fresco ed è meglio asciugarsi in fretta. Rientriamo in tarda serata. Dopo cena Gianluca ed io abbiamo la forza di prendere la ciclabile, sterrata nel primo tratto, che parte proprio in fondo al parcheggio ed in dieci minuti raggiungiamo l’Insel per una suggestiva seduta di foto in notturna.

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Parco Hoge Veluwe

Domenica 16.8 (Lindau-Meersburg)

Sul presto lasciamo il luogo di sosta e via statale ci avviamo verso Meersburg. Dopo l’immancabile deviazione per lavori – ad un certo punto finiamo in aperta campagna e siamo costretti a ricorrere al navigatore – in un’oretta giungiamo al posteggio P3 riservato ai camper, posto sulla sommità del borgo alla fine di una ripida salita che immediatamente valutiamo come poco praticabile in bici. Anche qui parte una navetta che con 50 centesimi a testa ti porta in centro. Continua il caldo opprimente, al punto da condizionare la visita di questo splendido villaggio. Iniziamo il tour dalla parte bassa, ammiriamo il trafficatissimo porto ed il bel lungolago fino a giungere alla caratteristica Oberes Tor. Poi una ripida scalinata ci porta al Burg, la parte più affascinante e caratteristica dalla quale si gode anche di un bel panorama. Pranziamo in un ristorante all’aperto scegliendo i piatti un po’ ad intuito ed ottenendo non proprio quello che pensavamo. Spesa complessiva di circa 35 euro. Ritornati sui nostri passi, tralasciamo la visita al pur interessante castello e dopo un gelato di taglia gigantesca, un giro al minigolf ed un bagno di Elisa che approfitta di una mini spiaggetta sul lago, rientriamo via autobus al parcheggio e c’infiliamo tutti sotto la doccia. Meersburg è molto carina e parecchio frequentata, un caleidoscopio di case colorate ed angoli deliziosi, dovendo scegliere la preferiamo a Lindau e consigliamo di dedicarle almeno una giornata.

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Staphorst

Lunedì 17.8 (Isola di Mainau - Meersburg)

Alle 9.45 saliamo sulla prima corsa del bus-navetta e scendiamo al porto. Acquistiamo i biglietti per l’isola di Mainau, 56 euro comprensivi d’ingresso all’orto botanico, e dopo un consistente ritardo causa folla esagerata la motonave salpa le ancore. Il sole picchia duro ed i venti minuti di traversata non riescono a mitigare la calura. Una volta arrivati passano altri trenta minuti prima di riuscire a scendere: l’inizio di un’odissea! All’ingresso una famigliola tedesca è intenta a fotografare la prole. Attendiamo pazienti in fila, però questi s’attardano ed a quel punto scaliamo di una posizione. Non l’avessimo mai fatto! L’arpia/fotografa inizia ad inveire contro il mediterraneo vizio di non rispettare le code. La lascio passare però, complice anche il caldo, sbotto ed inizio la mia reprimenda sostenendo che non mi sembra corretto bloccare la gente con la scusa della foto e poi arrabbiarsi se giustamente ti passano davanti. La cosa prosegue finché il marito si gira verso di noi e con un italiano stentato, ma sicuramente migliore del mio tedesco, ci rivolge uno “scusate tanto”. Mando “a quel lago” anche lui ed il tutto finisce lì, nonostante abbia la vaga impressione che quest’anno il feeling con i tedeschi non sia dei migliori. Mainau merita la visita: è un susseguirsi di fiori multicolore, piante rare, laghetti zeppi di pesci giganteschi, parchi, cascatelle barocche. C’è un piccolo zoo ed un’area riservata ai bambini, tanti girano in costume da bagno e sono infangati da testa a piedi. Purtroppo il caldo è opprimente e facciamo fatica a mantenere vivo l’interesse. Pranziamo al locale self service e decidiamo di anticipare il rientro alle 15. La fila per prendere il traghetto è notevole, sono segnalati dei ritardi e non sappiamo se stiamo salendo sulla nave giusta. Chiediamo informazioni ad un inserviente, ma forse complice il caldo la risposta si rivela incomprensibile e sgarbata. Alla fine, appurato che siamo sulla retta via, invio i miei italici saluti al maleducato Caronte e quindi subiamo altre interminabili attese prima di riuscire a toccare terra in quel di Meersburg. Stanchi, sporchi e cattivi puntiamo decisamente agli stabilimenti balneari: a fronte dei dieci euro di spesa rimaniamo a mollo fino a sera alternando bagni al lago, piscina e tornei di ping pong. Dopo aver approfittato delle docce, rientriamo in camper per la cena. Sono quasi le nove di sera quando una famiglia emiliana, nostra dirimpettaia, rientra biciclette al seguito, trafelata ed inseguita da un temporale. Passa una buona mezz’ora prima che ai due figli sia concesso di salire sul mezzo e nel frattempo rimangono all’aperto senza cibo né acqua. Non ne capiamo il motivo, di solito quando noi rincasiamo un po’ stanchi sembriamo un battaglione in ritirata da Caporetto, manca solo che ci si butti sui letti direttamente con la bici. Intuiamo che i reprobi sono senza acqua potabile: osiamo offrire un paio delle nostre bottiglie, ma il capo famiglia ringrazia e preferisce farsi un’altra mezz’ora in bici fino ad una fontana. I nostri ragazzi si guardano stupiti e, dopo un rapido confronto sulle metodologie educative, ringraziano noi genitori per la bontà d’animo dimostrata in questi anni e se ne vanno a letto felici neanche avessero vinto alla lotteria. Ecco un esempio concreto di utilizzo intelligente della pubblicità comparativa!

Martedì 18.8 (Meersburg)

Anche oggi sembra di essere in Sardegna. Nessuno ha voglia di cambiare zona, prepariamo l’occorrente per il mare ed alle dieci siamo davanti alla biglietteria per una giornata di completo relax. Approfittiamo nuovamente delle docce, che però sono di gruppo e Paola ha qualche imbarazzo nel verificare la facilità con la quale le tedesche si spogliano senza pudore. A me capita di peggio: costretto a lavarmi mentre un’addetta inizia tranquillamente a pulire i bagni. Siamo da soli. Fortunatamente non si denuda anche lei. Alla fine ci scambiamo i numeri di telefono! La giornata trascorre velocemente, risaliamo al parcheggio utilizzando la penultima navetta. Ceniamo in camper e dopo un acceso torneo di Briscola notiamo che i nostri vicini emiliani non sono ancora rientrati. Sono ormai le dieci passate. Mancano anche le biciclette. Poveri ragazzi, chissà dove li avranno portati! Andiamo a letto leggermente preoccupati per la sorte di questa atletica famigliola. Domani, comunque vada, salpiamo per altri lidi.

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Aalsmeer: mercato dei fiori

Mercoledì 18.8 (Meersburg-Heiligenberg)

Dopo aver appurato che i vicini sono rientrati sani e salvi, attiviamo le solite operazioni di carico/scarico (per le grigie approfittiamo di una griglia nell’attiguo autolavaggio) ed effettuiamo un salto al vicino supermercato che apre alle otto (raggiungibile anche in bicicletta, seguire le indicazioni per il Kebap). Oggi abbiamo deciso di visitare il castello dei Furstenberg che si trova a circa quaranta km in quel di Heiligenberg, paesino a circa 700 metri di altitudine dove contiamo di trovare temperature meno bollenti. A poca distanza dall’ingresso c’è un parcheggio con annessa area di sosta per veicoli ricreazionali. Il castello, attualmente abitato, può essere visitato solo se accompagnati da una guida locale con orario 11-14-15.30, ed è un capolavoro del rinascimento: la cappella privata e l’immenso salone delle feste meritano il viaggio per le ricche ed incantevoli decorazioni lignee. Il panorama, seppur rovinato dalla foschia, spazia fino al lago di Costanza. Rientrati in camper per il pranzo, veniamo nuovamente assaliti da temperature sahariane. Ad un certo punto un familiare vocio ci distoglie dalla calura: eureka, c’è una piscina anche qui! Indossiamo i costumi più velocemente di Superman ed in due minuti arriviamo all’ingresso, 9 euro per tutti. Il luogo è piccolino e c’è una sola piscina, in ogni modo sufficiente a rinfrescare i nostri bollenti spiriti. Rimaniamo a mollo fino a pochi minuti dalla chiusura ed in seguito, effettuate le docce di rito, concludiamo la tiepida serata sulla terrazza all’aperto di una vicina pizzeria: bellissimo! Prima della ritirata, armati di pile e mappa stellare, andiamo a caccia di galassie nella quiete della campagna circostante: se c’è una cosa che non ci manca quando siamo in giro, questa è la televisione! Da sempre le serate migliori le passiamo in camper giocando a carte, raccontando storie e cercando stelle cadenti: il massimo dello stare insieme, secondo noi.

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Delta

Giovedì 19.8 (Heiligenberg-Cascate del Reno, Svizzera)

Siamo itineranti da ormai una settimana, è giunto il momento di avvicinarci alla nostra meta principale. Partiamo di buon mattino, vogliamo evitare di pagare il bollino svizzero e pertanto decidiamo di passare il confine utilizzando le statali. Poco prima di arrivare a Sciaffusa il navigatore va’ in confusione, entriamo in Svizzera e decidiamo di tornare subito indietro perché stiamo finendo dritti dritti in autostrada. Rispolveriamo le abituali cartine e, dopo aver passato due/tre volte i confini secondari tra Germania e Svizzera (mai fermati, in un caso l’addetto era intento a pulire i vetri del gabbiotto), arriviamo a destinazione seguendo le chiare indicazioni per il posteggio riservato ai camper. Siamo a cinque minuti di passeggiata dalle cascate, che da qui s’intravedono tra gli alberi lasciando intuire lo spettacolo maestoso al quale assisteremo. Sistemato il mezzo, imbocchiamo subito il sentiero e con quattro balzi raggiungiamo le cascate: non altissime, ma decisamente molto ampie. Impressionante la montagna d’acqua che s’abbatte davanti ai nostri occhi. Prendiamo confidenza con il posto, verifichiamo che numerose imbarcazioni sfidano le correnti per trasportare i turisti in vari punti panoramici. La qualità dell’illuminazione non è però delle migliori, siamo completamente in controluce e decidiamo subito di ritornare nel pomeriggio per avere una visione migliore, Nel frattempo passeggiamo lungo le rive finché arriviamo ad un’erta scalinata che porta verso il ponte ferroviario situato alle spalle delle cascate. In una ventina di minuti arriviamo a destinazione, godendo di una bella prospettiva del luogo grazie anche al sole posto alle nostre spalle. Purtroppo l’attiguo castello è chiuso per lavori. Dopo un piccolo break con patatine e coca (molto care, inoltre abbiamo difficoltà a pagare in Euro, siamo in Svizzera e dovremmo utilizzare i Franchi) rientriamo al parking per il pranzo. Il caldo è soffocante, organizziamo un improvvisato accampamento sfruttando l’ombra sul retro del camper. Bivacchiamo fino al tardo pomeriggio e verso le 17 ritorniamo alle cascate. Dapprima prendiamo una barchetta – ultima corsa alle 18 - con la quale arriviamo fino ad uno sperone roccioso in mezzo ai due bracci delle cascate: Elisa si spaventa, le manovre del guidatore per fare attraccare il natante sfidando le correnti sono effettivamente emozionanti. Saliamo in cima allo sperone, un balcone privilegiato dal quale ammiriamo la potenza spaventosa dell’acqua: il solo pensiero di poterci finire dentro dà le vertigini. Dopo una mezz’ora abbondante rientriamo al porticciolo senza scossoni. Consumiamo la cena seduti su una delle numerose panchine ammirando le cascate in notturna, verso le 21.30 s’accendono anche i fari dell’illuminazione, sebbene non siano particolarmente potenti. Rientriamo che ormai è buio pesto, utilizziamo le nostre pilette portatili per illuminare la strada, il rumore dirompente dell’acqua c’insegue nel silenzio della notte: le cascate del Reno sono veramente fantastiche, un ricordo eccezionale che difficilmente dimenticheremo.

Venerdì 20.8 (Sciaffusa-isola di Reichenau, Germania)

Dopo aver sfruttato le belle docce dell’area di sosta, prima delle nove ripartiamo via statale verso l’isola di Reichenau, patrimonio dell’Unesco poco a sud di Costanza, che raggiungiamo in meno di un’ora. L’isola, collegata alla terraferma da una bellissima strada alberata lunga quattro chilometri, è un susseguirsi di campi di girasole, fiori, alberi da frutta, coltivazioni varie, serre. Troviamo posto nell’apposita area di sosta presso un campeggio nel borgo di Niederzell, scarichiamo le bici e partiamo di gran carriera tra le stradine. Oggi per la prima volta il cielo è nuvoloso ed il clima leggermente più fresco.

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Alkmaar: mercato del formaggio[Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine]
Texel: De Slufter

Sabato 16.8 (isola di Texel)

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Texel: mattinata in spiaggia[Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine]
Autoscatto di gruppo ad Enkuhizen

Note Finali

Dieci giorni in Olanda non sono molti, anche se li ritengo idonei per avere un’idea sufficientemente approfondita della regione. Le distanze sono contenute ed è difficile stancarsi. Abbiamo attraversato un paio di volte mezza Nazione, seguendo l’indole ed il meteo, senza mai affrettare i tempi o forzare le situazioni. Detestiamo correre all’impazzata solo per collezionare chilometri o piantare bandierine in posti diversi, se un luogo ci aggrada preferiamo indugiare un giorno in più e rinunciare a qualcos’altro. Indubbiamente, a chi avesse più tempo a disposizione consiglierei di visitare meglio la fascia intorno ad Amsterdam, forse la più caratteristica (Marken, Volendam, Hoorn, Edam, Monnickendam). Meritano inoltre una scappata l’Aja e la spiaggia di Scheveningen, Delft con le sue ceramiche, i mulini di Kinderjiik e la graziosa Middelburg, quasi ai confini con il Belgio. Il massimo sarebbe arrivare qua in primavera, quando la fioritura dei tulipani rende ancora più suggestivo il paesaggio. Ad ogni modo, le zone che abbiamo toccato sono più che rappresentative di quello che offre il Paese. L’Olanda si gira volentieri e per chi arriva in camper l’accoglienza è decisamente ottima. Singolare invece la difficoltà avuta nel reperire dei supermercati. Indispensabili le biciclette: non utilizzarle sarebbe come andare a sciare senza portare gli sci.

Spese: non per snobismo, sicuramente per pigrizia, ma non siamo dei maniaci nell’elencare costi e distanze percorse. Ormai è palese che il carburante sia l’esborso maggiore, i viveri non li conteggiamo siccome la spesa va fatta anche a casa e sovente all’estero i prezzi sono inferiori. Oltre a ciò, l’ammontare dei pernotti non incide molto. Per gli extra, ingressi a pagamento inclusi, ognuno si regola in base alle proprie possibilità. Complessivamente, abbiamo tirato fuori all’incirca 1.800 Euro.

Lingua: siamo alla presenza di uno dei pochi idiomi al mondo composto solamente da consonanti. Senti parlare gli olandesi e sembra siano affetti da gravi problemi polmonari. A parte qualche similitudine con il tedesco, il resto è uno scatarramento continuo. Meglio adoperare l’inglese, diffuso ovunque.

Soldi: nessun problema di cambio valuta, c’è l’Euro anche qui. Abbiamo utilizzato con soddisfazione la carta di credito ricaricabile Postepay, circuito Visa, accettata dappertutto tranne che nei distributori Aral in Germania, in un mini market ad Enkuhizen (solo carte native) e presso i McDonald’s.

Clima: estremamente variabile, mai freddo, spesso ventoso. La luce brillante e le nuvole che si rincorrono creano scenari molto fotogenici. Il sole può picchiare abbastanza forte ed è consigliabile utilizzare creme ad alta protezione, la brezza persistente mitiga la calura e ci si scotta senza accorgersene. Se c’è pioggia noi preferiamo indossare pantaloni corti e calzare sandali: si bagnano i piedi, però ti asciughi in un attimo e non inzuppi scarpe, calzini e camper.

Autostrade: gratuite in Olanda e Germania; in Austria gli automezzi fino a 35 quintali pagano 7,60 Euro per 10 giorni (esistono anche tariffe per periodi più lunghi). Il traffico in Olanda è caotico intorno alle città e lungo l’asse Amsterdam-Rotterdam. Gli olandesi al volante sono abbastanza diligenti, a parte i soliti giovinastri sbruffoni, sovente galvanizzati dall’alcool e dal “fumo”. Snervanti i semafori: il verde dura pochissimo e si passa in tre alla volta, senza dubbio contribuiscono a rallentare non poco il traffico.

Cosa ci è piaciuto di più: l’isola di Texel.
Cosa ci è piaciuto di meno: il mercato del formaggio di Alkmaar, ma senza rancore; se non l’avete mai visto è in ogni caso una meta dilettevole e da non mancare.

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Autore Stefano Toselli
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